Azione Francescana

AttualitàProvincia e dintorni

Un Capodanno… segnato dalla gioia!

Può sembrare quasi scontato accostare il Capodanno alla gioia. Si chiude un cerchio durato 365 giorni e se ne apre un altro. Si saluta l’anno trascorso e con gioia ci si appresta ad accoglierne uno nuovo, fatto di aspettative, sogni, speranze, desideri. Quante volte, tuttavia, tutto scorre come un flusso irrefrenabile senza avere neanche il tempo di gustarne i frutti e la bellezza? E allora la gioia si trasforma soltanto in divertimento sfrenato, in cui ci si dimentica di tutto e si ha solo voglia di buttarsi alle spalle l’anno appena vissuto. Dimenticandosi di fare memoria, di rendere grazie, di benedire la propria storia: in 365 giorni ce ne sono di frutti fuori stagione per cui ringraziare, di grazie ricevute da riconoscere, di incontri che cambiano l’esistenza. Ma il fumo dei botti di fine anno annebbia la vista, i fiumi di spumante portano via con sé i ricordi e tutto scorre per ricominciare un’altra volta.

È questa la gioia del Capodanno? È questa la gioia con cui “salutare” un compagno di viaggio? Sono queste le domande che hanno riecheggiato nel mio cuore durante il Capodanno 2021. Un giorno trascorso tra le mura di casa, causa restrizione pandemiche, fluito via come un qualsiasi altro giorno. Non che il 31 dicembre racchiuda quell’aura di magia che da sempre lo contraddistingue, ma perché il più delle volte nella gioia del 31 dicembre ci si dimentica sempre di qualcosa. O meglio di qualcuno. Quel Qualcuno con l’iniziale maiuscola. Ed è per questo che ho deciso che il 31 dicembre 2022 non avrei dimenticato di gioire con il Signore.

È duro trovare un Capodanno in cui ci sia il Signore a far festa assieme. Il Signore, però, “ascolta il grido della mia preghiera, verso di me ha teso l’orecchio” e mi ha donato l’opportunità di vivere ciò che nel mio cuore desideravo. Un Capodanno 3.0 a Greccio, per rivivere gli 800 anni dal primo presepe voluto da San Francesco d’Assisi. Un’esperienza dal titolo “Segnati nella gioia”, quella gioia che cercavo e di cui avevo bisogno.
Ed eccoci pronti ad organizzare il pulmino da nove posti con cui partire, da riempire con amici e fratelli di cammino, per vivere assieme un’esperienza che forse mai nessuno di noi aveva vissuto prima. Perché la santità di certo non mi appartiene, benché meno durante una festa come il Capodanno, ma è pur sempre la corsia preferenziale per incontrare il Signore. E allora perché non provarci! Se poi le orme di santità da seguire sono quelle di Francesco d’Assisi, tutto acquista un profumo che sa di cielo, d’eternità.

Ed è proprio dal cielo che siamo partiti, dal secondo giorno della creazione. Perché la luce del primo giorno il Signore l’ha già posta dentro ciascuno di noi, ha solo bisogno di venir fuori. La luna e le stelle, “luminose, preziose e belle”, risplendono della luce che il Signore ci ha donato. Ammirare le stelle all’interno del planetario mi ha aiutato a porre lo sguardo su quei punti fermi attorno ai quali ruota la mia vita. Fari nella notte che troppe volte dimentico di avere, altre volte considero scontati e dovuti, dimenticando che tutto è dono gratuito. Promemoria per ricordarmi che sono stato creato per le opere grandi del cielo. Senza dimenticarsi del perché di un Capodanno proprio a Greccio. Luogo in cui 800 anni or sono, ad un giovane folle d’amore per Dio balenò in mente l’idea di rivivere nella carne l’esperienza della nascita del Figlio di Dio. Scegliendo una grotta in quel piccolo paesino nella valle reatina per celebrare il Natale del Signore il 25 dicembre 1223. Dono del Figlio da parte di Dio, dono di un Amore senza eguali di cui goderne i frutti ogni giorno.
Così, per la prima volta in 26 anni di vita, ho avuto la grazia di poter lodare e ringraziare il Signore con la preghiera del Te Deum. Una lode completamente protesa verso l’alto, come se le parole volessero salire per giungere fino al Padre e poi allargarsi e discendere nuovamente verso gli uomini, per poi risalire ancora e di nuovo, con tutto l’afflato e la potenza della preghiera e della fede. Un inno che mi ha ricordato, che la mia vita non è nulla se non è sostenuta dalla misericordia del Signore.

Per poi concludere l’anno appena trascorso con il tempo della gioia, quella vera che fa cantare. Al divertimento subentra la felicità semplice, naturale e vera, perché condivisa. Il tempo della festa che mi ricorda che basta davvero poco per essere veramente felice. Un ukulele, una fisarmonica, un cajon, chili di panzerotti, perché i panzerotti non possono mai essere pochi, e tanti fratelli con cui condividere la gioia dell’incontro con il Signore. Il fumo dei botti si dirada, gli occhi tornano a vedere le opere che il Signore ha compiuto nella mia vita.
In un’esperienza semplice, senza troppe aspettative o pretese, ma che mi ha permesso di vivere, finalmente e per la prima volta, un Capodanno da Dio!

Di Michele Salierno

Un Capodanno… segnato dalla gioia!

Può sembrare quasi scontato accostare il Capodanno alla gioia. Si chiude un cerchio durato 365 giorni e se ne apre un altro. Si saluta l’anno trascorso e con gioia ci si appresta ad accoglierne uno nuovo, fatto di aspettative, sogni, speranze, desideri. Quante volte, tuttavia, tutto scorre come un flusso irrefrenabile senza avere neanche il tempo di gustarne i frutti e la bellezza? E allora la gioia si trasforma soltanto in divertimento sfrenato, in cui ci si dimentica di tutto e si ha solo voglia di buttarsi alle spalle l’anno appena vissuto. Dimenticandosi di fare memoria, di rendere grazie, di benedire la propria storia: in 365 giorni ce ne sono di frutti fuori stagione per cui ringraziare, di grazie ricevute da riconoscere, di incontri che cambiano l’esistenza. Ma il fumo dei botti di fine anno annebbia la vista, i fiumi di spumante portano via con sé i ricordi e tutto scorre per ricominciare un’altra volta.

È questa la gioia del Capodanno? È questa la gioia con cui “salutare” un compagno di viaggio? Sono queste le domande che hanno riecheggiato nel mio cuore durante il Capodanno 2021. Un giorno trascorso tra le mura di casa, causa restrizione pandemiche, fluito via come un qualsiasi altro giorno. Non che il 31 dicembre racchiuda quell’aura di magia che da sempre lo contraddistingue, ma perché il più delle volte nella gioia del 31 dicembre ci si dimentica sempre di qualcosa. O meglio di qualcuno. Quel Qualcuno con l’iniziale maiuscola. Ed è per questo che ho deciso che il 31 dicembre 2022 non avrei dimenticato di gioire con il Signore.

È duro trovare un Capodanno in cui ci sia il Signore a far festa assieme. Il Signore, però, “ascolta il grido della mia preghiera, verso di me ha teso l’orecchio” e mi ha donato l’opportunità di vivere ciò che nel mio cuore desideravo. Un Capodanno 3.0 a Greccio, per rivivere gli 800 anni dal primo presepe voluto da San Francesco d’Assisi. Un’esperienza dal titolo “Segnati nella gioia”, quella gioia che cercavo e di cui avevo bisogno.
Ed eccoci pronti ad organizzare il pulmino da nove posti con cui partire, da riempire con amici e fratelli di cammino, per vivere assieme un’esperienza che forse mai nessuno di noi aveva vissuto prima. Perché la santità di certo non mi appartiene, benché meno durante una festa come il Capodanno, ma è pur sempre la corsia preferenziale per incontrare il Signore. E allora perché non provarci! Se poi le orme di santità da seguire sono quelle di Francesco d’Assisi, tutto acquista un profumo che sa di cielo, d’eternità.

Ed è proprio dal cielo che siamo partiti, dal secondo giorno della creazione. Perché la luce del primo giorno il Signore l’ha già posta dentro ciascuno di noi, ha solo bisogno di venir fuori. La luna e le stelle, “luminose, preziose e belle”, risplendono della luce che il Signore ci ha donato. Ammirare le stelle all’interno del planetario mi ha aiutato a porre lo sguardo su quei punti fermi attorno ai quali ruota la mia vita. Fari nella notte che troppe volte dimentico di avere, altre volte considero scontati e dovuti, dimenticando che tutto è dono gratuito. Promemoria per ricordarmi che sono stato creato per le opere grandi del cielo. Senza dimenticarsi del perché di un Capodanno proprio a Greccio. Luogo in cui 800 anni or sono, ad un giovane folle d’amore per Dio balenò in mente l’idea di rivivere nella carne l’esperienza della nascita del Figlio di Dio. Scegliendo una grotta in quel piccolo paesino nella valle reatina per celebrare il Natale del Signore il 25 dicembre 1223. Dono del Figlio da parte di Dio, dono di un Amore senza eguali di cui goderne i frutti ogni giorno.
Così, per la prima volta in 26 anni di vita, ho avuto la grazia di poter lodare e ringraziare il Signore con la preghiera del Te Deum. Una lode completamente protesa verso l’alto, come se le parole volessero salire per giungere fino al Padre e poi allargarsi e discendere nuovamente verso gli uomini, per poi risalire ancora e di nuovo, con tutto l’afflato e la potenza della preghiera e della fede. Un inno che mi ha ricordato, che la mia vita non è nulla se non è sostenuta dalla misericordia del Signore.

Per poi concludere l’anno appena trascorso con il tempo della gioia, quella vera che fa cantare. Al divertimento subentra la felicità semplice, naturale e vera, perché condivisa. Il tempo della festa che mi ricorda che basta davvero poco per essere veramente felice. Un ukulele, una fisarmonica, un cajon, chili di panzerotti, perché i panzerotti non possono mai essere pochi, e tanti fratelli con cui condividere la gioia dell’incontro con il Signore. Il fumo dei botti si dirada, gli occhi tornano a vedere le opere che il Signore ha compiuto nella mia vita.
In un’esperienza semplice, senza troppe aspettative o pretese, ma che mi ha permesso di vivere, finalmente e per la prima volta, un Capodanno da Dio!

Di Michele Salierno

Cerca