Azione Francescana

Mondo clariano

Una sinodalità ‘chiara’: vita da cristiani!

Di sr. Alessandra Amata Lacasella OSC

“Ad Antiochia per la prima volta i discepoli furono chiamati cristiani” (At 11,26). Parto da questo versetto degli Atti degli Apostoli per invitarvi a riflettere insieme, alla luce e nella gioia del tempo pasquale, attraverso la Scrittura e l’esempio dei nostri Santi, su quello che è il desiderio di Dio per tutti i suoi figli e che la nostra madre santa Chiara ci consegna nell’impegno evangelico della santa unità. “Perché tutti siano una sola cosa” (Gv 17,21): questa la preghiera più profonda di Gesù che si rinnova ogni giorno nei nostri cammini di comunione, la motivazione della sua incarnazione, la spinta di ogni suo insegnamento, la forza presente in tutti i suoi gesti, la pienezza del suo comandamento d’amore, il compimento del dono incondizionato di sé sino alla fine, la pietra angolare su cui si edifica la Chiesa.

Sulle orme del Maestro, questo è anche il nostro quotidiano impegno fraterno secondo la Forma di vita evangelica della madre S. Chiara che ci esorta ad essere “come modello, ad esempio e specchio non solo per gli altri uomini, ma anche per le nostre sorelle, quelle che il Signore stesso ha chiamato a seguire la nostra vocazione, affinché esse pure risplendano come specchio ed esempio per tutti coloro che vivono nel mondo” (TestsC 19-20).
L’eredità della nostra sequela sta proprio nell’unicità della nostra relazione con Dio e con i fratelli: “Come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri” (Gv 13,34-35). La nostra identità di cristiani, il nostro impegno di conformità a Cristo, si rivela nella reciprocità dell’amore, in quel camminare insieme e sostenerci in ogni passo, “amandoci gli uni gli altri con affetto fraterno e gareggiando nello stimarci a vicenda” (cfr. 1Rm 12,10), per giungere insieme alla meta!

Raccontano le Fonti francescane che per la dedizione di Chiara a Dio e alle Sorelle, s. Francesco “le portava affetto e quando parlava con lei o si parlava di lei, non la chiamava con il suo nome, ma la chiamava “cristiana”. E aveva cura di lei e del suo monastero”. La vita di Chiara era diventata, agli occhi del suo Fratello e Padre, forma di quel Vangelo che aveva scelto come Via, Verità e Vita e al quale corrispondeva con l’intento di “essere sempre amante di Dio, della propria anima e di tutte le sue sorelle, sempre sollecita ad osservare quanto promesso al Signore” (cfr. BensC 14).
Il cammino di sinodalità è possibile se davvero è nutrito dalla grazia dello Spirito che continuamente lavora in e intorno a noi per costituirci fratelli, sollecitandoci ad un impegno generoso e perseverante. È lo Spirito che costruisce la fraternità, perché “dall’Autore della grazia viene ogni bene sommo ed ogni dono perfetto” (cfr 2LAg 2), ma sta anche a noi la responsabilità della testimonianza di quest’opera che profetizza la vita eterna, quella che ci rende stimati come collaboratori di Dio stesso (cfr 3LAg 8), nella crescita del Regno di Dio fra gli uomini.

San Francesco e santa Chiara, promotori della fraternità, ci insegnano che la via della sinodalità si caratterizza principalmente nello spirito di minorità e povertà, partecipando agli stessi sentimenti di Cristo, facendo propria l’umana sofferenza, ‘sporcandosi’ le mani fin nelle ferite della marginalità, toccando e rimodellando il presente con la loro prossimità di ‘fratello’, ‘sorella’: la parola che fa nuova l’umanità, il modo di quel ‘regno di giustizia e di pace’ che ci rende ‘una cosa sola’.
I Santi rendono più chiara e luminosa la via della vocazione cristiana, la fede che ci lega a Dio e agli uomini, la forza dello Spirito che scioglie e libera la vita. Essi sono come ‘facilitatori’ della nostra conversione ad una mentalità di comunione: la vita divina che ha abitato la loro esistenza ci immette più speditamente nelle vie della contemplazione e il nostro desiderio di appartenenza alla Chiesa, Corpo di Cristo, si rinnova.

Papa Francesco ci consegna tre parole-chiave per un percorso sinodale di comunione, partecipazione, missione: “Comunione e missione sono espressioni teologiche che designano il mistero della Chiesa e che rischiano di restare termini un po’ astratti se non si coltiva una prassi ecclesiale che esprima la concretezza della sinodalità in ogni passo del cammino e dell’operare, promuovendo la partecipazione di tutti e di ciascuno.” (Aula Nuova del Sinodo, 9 ottobre 2021).
Partecipare, allora, non è tanto contribuire a qualcosa come uno fra tanti, quanto sentirsi parte coinvolgendosi; non è solo una questione di tempo da dedicare o di energie da investire, ma è una mentalità da assumere, una carne da indossare, una vita da manifestare. Ognuno di noi dovrebbe domandarsi: Cosa chiede questo sinodo a me? Come mi aiuta a vivere la mia vocazione cristiana nella Chiesa e nella società? Quale possibilità mi offre per il mio cammino di santità?
Anche questo è il momento favorevole per essere sale della terra e luce del mondo, sull’esempio di Gesù risorto e di tutti i Santi che nel tempo hanno continuato a renderLo presente facendosi compagni di ogni uomo e di ogni storia, per camminare insieme sulle vie della condivisione e dell’unità, lì dove il Signore dona la vita e la benedizione per sempre! (Sal 133).

Una sinodalità ‘chiara’: vita da cristiani!

Di sr. Alessandra Amata Lacasella OSC

“Ad Antiochia per la prima volta i discepoli furono chiamati cristiani” (At 11,26). Parto da questo versetto degli Atti degli Apostoli per invitarvi a riflettere insieme, alla luce e nella gioia del tempo pasquale, attraverso la Scrittura e l’esempio dei nostri Santi, su quello che è il desiderio di Dio per tutti i suoi figli e che la nostra madre santa Chiara ci consegna nell’impegno evangelico della santa unità. “Perché tutti siano una sola cosa” (Gv 17,21): questa la preghiera più profonda di Gesù che si rinnova ogni giorno nei nostri cammini di comunione, la motivazione della sua incarnazione, la spinta di ogni suo insegnamento, la forza presente in tutti i suoi gesti, la pienezza del suo comandamento d’amore, il compimento del dono incondizionato di sé sino alla fine, la pietra angolare su cui si edifica la Chiesa.

Sulle orme del Maestro, questo è anche il nostro quotidiano impegno fraterno secondo la Forma di vita evangelica della madre S. Chiara che ci esorta ad essere “come modello, ad esempio e specchio non solo per gli altri uomini, ma anche per le nostre sorelle, quelle che il Signore stesso ha chiamato a seguire la nostra vocazione, affinché esse pure risplendano come specchio ed esempio per tutti coloro che vivono nel mondo” (TestsC 19-20).
L’eredità della nostra sequela sta proprio nell’unicità della nostra relazione con Dio e con i fratelli: “Come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri” (Gv 13,34-35). La nostra identità di cristiani, il nostro impegno di conformità a Cristo, si rivela nella reciprocità dell’amore, in quel camminare insieme e sostenerci in ogni passo, “amandoci gli uni gli altri con affetto fraterno e gareggiando nello stimarci a vicenda” (cfr. 1Rm 12,10), per giungere insieme alla meta!

Raccontano le Fonti francescane che per la dedizione di Chiara a Dio e alle Sorelle, s. Francesco “le portava affetto e quando parlava con lei o si parlava di lei, non la chiamava con il suo nome, ma la chiamava “cristiana”. E aveva cura di lei e del suo monastero”. La vita di Chiara era diventata, agli occhi del suo Fratello e Padre, forma di quel Vangelo che aveva scelto come Via, Verità e Vita e al quale corrispondeva con l’intento di “essere sempre amante di Dio, della propria anima e di tutte le sue sorelle, sempre sollecita ad osservare quanto promesso al Signore” (cfr. BensC 14).
Il cammino di sinodalità è possibile se davvero è nutrito dalla grazia dello Spirito che continuamente lavora in e intorno a noi per costituirci fratelli, sollecitandoci ad un impegno generoso e perseverante. È lo Spirito che costruisce la fraternità, perché “dall’Autore della grazia viene ogni bene sommo ed ogni dono perfetto” (cfr 2LAg 2), ma sta anche a noi la responsabilità della testimonianza di quest’opera che profetizza la vita eterna, quella che ci rende stimati come collaboratori di Dio stesso (cfr 3LAg 8), nella crescita del Regno di Dio fra gli uomini.

San Francesco e santa Chiara, promotori della fraternità, ci insegnano che la via della sinodalità si caratterizza principalmente nello spirito di minorità e povertà, partecipando agli stessi sentimenti di Cristo, facendo propria l’umana sofferenza, ‘sporcandosi’ le mani fin nelle ferite della marginalità, toccando e rimodellando il presente con la loro prossimità di ‘fratello’, ‘sorella’: la parola che fa nuova l’umanità, il modo di quel ‘regno di giustizia e di pace’ che ci rende ‘una cosa sola’.
I Santi rendono più chiara e luminosa la via della vocazione cristiana, la fede che ci lega a Dio e agli uomini, la forza dello Spirito che scioglie e libera la vita. Essi sono come ‘facilitatori’ della nostra conversione ad una mentalità di comunione: la vita divina che ha abitato la loro esistenza ci immette più speditamente nelle vie della contemplazione e il nostro desiderio di appartenenza alla Chiesa, Corpo di Cristo, si rinnova.

Papa Francesco ci consegna tre parole-chiave per un percorso sinodale di comunione, partecipazione, missione: “Comunione e missione sono espressioni teologiche che designano il mistero della Chiesa e che rischiano di restare termini un po’ astratti se non si coltiva una prassi ecclesiale che esprima la concretezza della sinodalità in ogni passo del cammino e dell’operare, promuovendo la partecipazione di tutti e di ciascuno.” (Aula Nuova del Sinodo, 9 ottobre 2021).
Partecipare, allora, non è tanto contribuire a qualcosa come uno fra tanti, quanto sentirsi parte coinvolgendosi; non è solo una questione di tempo da dedicare o di energie da investire, ma è una mentalità da assumere, una carne da indossare, una vita da manifestare. Ognuno di noi dovrebbe domandarsi: Cosa chiede questo sinodo a me? Come mi aiuta a vivere la mia vocazione cristiana nella Chiesa e nella società? Quale possibilità mi offre per il mio cammino di santità?
Anche questo è il momento favorevole per essere sale della terra e luce del mondo, sull’esempio di Gesù risorto e di tutti i Santi che nel tempo hanno continuato a renderLo presente facendosi compagni di ogni uomo e di ogni storia, per camminare insieme sulle vie della condivisione e dell’unità, lì dove il Signore dona la vita e la benedizione per sempre! (Sal 133).