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L’Angelus del Papa: La correzione fraterna come atto d’amore e di comunità

Oggi, in piazza San Pietro durante l’Angelus, il Papa ha parlato di un tema che spesso viene trascurato: la correzione fraterna. Facendo riferimento al Vangelo di Matteo (18,15-20), il Santo Padre ha delineato un quadro su come affrontare gli errori commessi dai membri della comunità cristiana, non solo come atto individuale, ma come responsabilità collettiva.

Il Papa ha messo in guardia contro l’atteggiamento comune di indulgere nel pettegolezzo quando qualcuno sbaglia. Questa pratica, a suo dire, è dannosa per la vita delle persone e delle comunità cristiane. Invece di aiutare la persona a migliorare, genera divisioni e sofferenze. Come ci ricorda il Papa citando San Bernardo, “la curiosità sterile e le parole superficiali sono i primi gradini della scala della superbia”, che non portano verso l’alto, ma verso la rovina.

Il messaggio cristiano è chiaro: se un fratello commette un errore, dovremmo affrontarlo direttamente e privatamente. Questo è un atto di amore genuino che richiede coraggio e mitezza. Dovrebbe essere una comunicazione “a tu per tu” che mira a far capire all’altro dove ha sbagliato, senza umiliarlo.

Se un confronto diretto non produce risultati, il Vangelo suggerisce di cercare l’aiuto di uno o due membri della comunità. Ma il Papa avverte: queste devono essere persone disposte a contribuire veramente al miglioramento del fratello o della sorella in questione. Se anche questo passo non è sufficiente, allora è il momento di coinvolgere la comunità intera. Ma, anche qui, l’obiettivo non è umiliare la persona, ma unire gli sforzi per aiutarla a cambiare.

Infine, il Papa ci interpella tutti con i seguenti interrogativi: come ci comportiamo quando qualcuno sbaglia contro di noi? Accumuliamo rancore, partecipiamo al pettegolezzo, o abbiamo il coraggio di affrontare la persona e aiutarla a migliorare? Inoltre, le nostre comunità sono luoghi di accoglienza dove chi è caduto può rialzarsi?

Il messaggio è chiaro: correggere fraternamente è un dovere, ma è anche un atto d’amore profondo che ci invita a unirci come comunità, non a dividere. È un’appello a sostituire la cultura del giudizio e della condanna con quella della comprensione e del perdono. Nelle parole del Papa, Maria, che ha continuato ad amare suo figlio nonostante le condanne della gente, ci serve da esempio su come cercare sempre la via del bene, aprire le braccia piuttosto che puntare il dito.

L’Angelus del Papa: La correzione fraterna come atto d’amore e di comunità

Oggi, in piazza San Pietro durante l’Angelus, il Papa ha parlato di un tema che spesso viene trascurato: la correzione fraterna. Facendo riferimento al Vangelo di Matteo (18,15-20), il Santo Padre ha delineato un quadro su come affrontare gli errori commessi dai membri della comunità cristiana, non solo come atto individuale, ma come responsabilità collettiva.

Il Papa ha messo in guardia contro l’atteggiamento comune di indulgere nel pettegolezzo quando qualcuno sbaglia. Questa pratica, a suo dire, è dannosa per la vita delle persone e delle comunità cristiane. Invece di aiutare la persona a migliorare, genera divisioni e sofferenze. Come ci ricorda il Papa citando San Bernardo, “la curiosità sterile e le parole superficiali sono i primi gradini della scala della superbia”, che non portano verso l’alto, ma verso la rovina.

Il messaggio cristiano è chiaro: se un fratello commette un errore, dovremmo affrontarlo direttamente e privatamente. Questo è un atto di amore genuino che richiede coraggio e mitezza. Dovrebbe essere una comunicazione “a tu per tu” che mira a far capire all’altro dove ha sbagliato, senza umiliarlo.

Se un confronto diretto non produce risultati, il Vangelo suggerisce di cercare l’aiuto di uno o due membri della comunità. Ma il Papa avverte: queste devono essere persone disposte a contribuire veramente al miglioramento del fratello o della sorella in questione. Se anche questo passo non è sufficiente, allora è il momento di coinvolgere la comunità intera. Ma, anche qui, l’obiettivo non è umiliare la persona, ma unire gli sforzi per aiutarla a cambiare.

Infine, il Papa ci interpella tutti con i seguenti interrogativi: come ci comportiamo quando qualcuno sbaglia contro di noi? Accumuliamo rancore, partecipiamo al pettegolezzo, o abbiamo il coraggio di affrontare la persona e aiutarla a migliorare? Inoltre, le nostre comunità sono luoghi di accoglienza dove chi è caduto può rialzarsi?

Il messaggio è chiaro: correggere fraternamente è un dovere, ma è anche un atto d’amore profondo che ci invita a unirci come comunità, non a dividere. È un’appello a sostituire la cultura del giudizio e della condanna con quella della comprensione e del perdono. Nelle parole del Papa, Maria, che ha continuato ad amare suo figlio nonostante le condanne della gente, ci serve da esempio su come cercare sempre la via del bene, aprire le braccia piuttosto che puntare il dito.

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