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Laudate Deum: Il richiamo di Papa Francesco verso una responsabilità ambientale globale

Papa Francesco, attraverso la sua esortazione “Laudate Deum”, ha delineato con precisione la sua sfida alla 28esima Conferenza delle Parti sul Clima (COP28), in programma dal 30 novembre al 12 dicembre negli Emirati Arabi Uniti. Questo documento di 73 punti, diviso in sei capitoli e distribuito su 14 pagine, ha un forte spirito francescano di amore e lode per il creato, in linea con la sua pubblicazione nel giorno di San Francesco di Assisi.

Sorprendentemente, solo a partire dal paragrafo 61, Papa Francesco fornisce una giustificazione teologica e biblica alle ragioni dell’impegno che si aspetta dai cristiani per affrontare il cambiamento climatico. Precedentemente, il Papa adotta un linguaggio marcatamente politico, citando prevalentemente suoi documenti precedenti e vari rapporti sul clima di organizzazioni internazionali, guardando direttamente alle aspettative per la COP28.

Sebbene sia stata presentata come un aggiornamento della “Laudato Si”, questa esortazione si focalizza principalmente sul tema del cambiamento climatico. Laddove l’enciclica aveva una portata più ampia, includendo aspetti della dottrina sociale cattolica, la “Laudate Deum” si sofferma su dati e cifre, esprimendo il disagio del Papa nei confronti di coloro che, anche all’interno della Chiesa, non riconoscono la gravità del problema.

Nell’esortazione, Papa Francesco enfatizza che, nonostante siano trascorsi otto anni dalla “Laudato Si”, la risposta al cambiamento climatico è stata inadeguata. Rimarca che alcuni degli eventi estremi che stiamo vivendo sono dovuti alle attività umane e critica chi banalizza il riscaldamento globale sostenendo che si tratti di variazioni naturali.

Papa Francesco sfida anche le interpretazioni che attribuiscono la crisi climatica a fattori come la sovrappopolazione nei paesi in via di sviluppo. Egli esorta a riconoscere il ruolo delle emissioni di gas serra che hanno avuto un’impennata dalla metà del XX secolo e critica la negligenza delle potenze economiche riguardo a queste evidenze.

Sottolineando la necessità di un cambiamento radicale nel nostro approccio alla natura, il Papa mette in discussione il paradigma tecnocratico dominante. Papa Francesco avverte che troppo spesso la tecnologia viene vista come una panacea, ignorando i suoi effetti potenzialmente devastanti. L’uomo dovrebbe considerarsi parte integrante della natura, rispettandone gli equilibri. Il Papa denuncia anche la manipolazione delle informazioni e il modo in cui certi progetti vengono promossi come progresso, quando in realtà possono portare a danni irreversibili per l’ambiente.

Nel contesto di queste sfide, Papa Francesco propone una nuova architettura multilaterale, che sia resiliente alle fluttuazioni politiche e che metta l’etica al centro, rispettando e valorizzando le potenze emergenti che hanno dimostrato di poter contribuire positivamente in situazioni di crisi, come durante la pandemia. Il Papa sottolinea l’importanza di rinnovare la diplomazia e di creare meccanismi globali per affrontare le sfide contemporanee, privilegiando il rispetto dei diritti umani.

Guardando alla prossima COP28, il Papa esprime la speranza che questo evento possa segnare una svolta decisiva. Evidenzia la necessità di superare una visione puramente “ambientale” del problema, riconoscendo la sua complessità e interconnessione con questioni umane e sociali. In questo contesto, è essenziale coinvolgere tutti gli attori della società.

Concludendo, dopo aver delineato il contesto socio-politico ed ecologico, Papa Francesco torna alle radici teologiche del suo messaggio. Egli ricorda che gli esseri umani sono strettamente legati a tutte le creature e che la nostra esistenza dipende da un equilibrio armonioso con la natura. Invita, quindi, a rivedere la nostra autopercezione, abbandonando l’idea di un essere umano onnipotente e riscoprendo un senso di umiltà e appartenenza.

Laudate Deum: Il richiamo di Papa Francesco verso una responsabilità ambientale globale

Papa Francesco, attraverso la sua esortazione “Laudate Deum”, ha delineato con precisione la sua sfida alla 28esima Conferenza delle Parti sul Clima (COP28), in programma dal 30 novembre al 12 dicembre negli Emirati Arabi Uniti. Questo documento di 73 punti, diviso in sei capitoli e distribuito su 14 pagine, ha un forte spirito francescano di amore e lode per il creato, in linea con la sua pubblicazione nel giorno di San Francesco di Assisi.

Sorprendentemente, solo a partire dal paragrafo 61, Papa Francesco fornisce una giustificazione teologica e biblica alle ragioni dell’impegno che si aspetta dai cristiani per affrontare il cambiamento climatico. Precedentemente, il Papa adotta un linguaggio marcatamente politico, citando prevalentemente suoi documenti precedenti e vari rapporti sul clima di organizzazioni internazionali, guardando direttamente alle aspettative per la COP28.

Sebbene sia stata presentata come un aggiornamento della “Laudato Si”, questa esortazione si focalizza principalmente sul tema del cambiamento climatico. Laddove l’enciclica aveva una portata più ampia, includendo aspetti della dottrina sociale cattolica, la “Laudate Deum” si sofferma su dati e cifre, esprimendo il disagio del Papa nei confronti di coloro che, anche all’interno della Chiesa, non riconoscono la gravità del problema.

Nell’esortazione, Papa Francesco enfatizza che, nonostante siano trascorsi otto anni dalla “Laudato Si”, la risposta al cambiamento climatico è stata inadeguata. Rimarca che alcuni degli eventi estremi che stiamo vivendo sono dovuti alle attività umane e critica chi banalizza il riscaldamento globale sostenendo che si tratti di variazioni naturali.

Papa Francesco sfida anche le interpretazioni che attribuiscono la crisi climatica a fattori come la sovrappopolazione nei paesi in via di sviluppo. Egli esorta a riconoscere il ruolo delle emissioni di gas serra che hanno avuto un’impennata dalla metà del XX secolo e critica la negligenza delle potenze economiche riguardo a queste evidenze.

Sottolineando la necessità di un cambiamento radicale nel nostro approccio alla natura, il Papa mette in discussione il paradigma tecnocratico dominante. Papa Francesco avverte che troppo spesso la tecnologia viene vista come una panacea, ignorando i suoi effetti potenzialmente devastanti. L’uomo dovrebbe considerarsi parte integrante della natura, rispettandone gli equilibri. Il Papa denuncia anche la manipolazione delle informazioni e il modo in cui certi progetti vengono promossi come progresso, quando in realtà possono portare a danni irreversibili per l’ambiente.

Nel contesto di queste sfide, Papa Francesco propone una nuova architettura multilaterale, che sia resiliente alle fluttuazioni politiche e che metta l’etica al centro, rispettando e valorizzando le potenze emergenti che hanno dimostrato di poter contribuire positivamente in situazioni di crisi, come durante la pandemia. Il Papa sottolinea l’importanza di rinnovare la diplomazia e di creare meccanismi globali per affrontare le sfide contemporanee, privilegiando il rispetto dei diritti umani.

Guardando alla prossima COP28, il Papa esprime la speranza che questo evento possa segnare una svolta decisiva. Evidenzia la necessità di superare una visione puramente “ambientale” del problema, riconoscendo la sua complessità e interconnessione con questioni umane e sociali. In questo contesto, è essenziale coinvolgere tutti gli attori della società.

Concludendo, dopo aver delineato il contesto socio-politico ed ecologico, Papa Francesco torna alle radici teologiche del suo messaggio. Egli ricorda che gli esseri umani sono strettamente legati a tutte le creature e che la nostra esistenza dipende da un equilibrio armonioso con la natura. Invita, quindi, a rivedere la nostra autopercezione, abbandonando l’idea di un essere umano onnipotente e riscoprendo un senso di umiltà e appartenenza.

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