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Il volto del Beato Giacomo: quando l’immaginazione cede il passo alla realtà

A Bitetto, sabato 7 ottobre 2023 alle ore 20.00, presso il Santuario Beato Giacomo, saranno svelate le fattezze reali del volto del Beato, grazie alle moderne tecnologie.

Giacomo Varingez è nato a Zara, in Croazia, nei primi del 1400 e vissuto nel convento bitettese fino al 1463, e poi dal 1480 al 1483 e dal 1485 alla sua morte, avvenuta nel 1496. Esistono diverse testimonianze che raccontano le sue gesta ritenute miracolose. Una di queste narra il conforto materiale e spirituale nei confronti degli appestati dal 1480 al 1483 proprio a Bitetto. Il suo operato divenne un indelebile ricordo nella cittadinanza, a tal punto da ritenerlo responsabile dell’immunità del paese al ritorno della peste nel Regno di Napoli quasi due secoli più tardi, che gli valse l’elezione di Compatrono.

In occasione della sepoltura di un altro frate, 20 anni dopo, egli venne rinvenuto dal sepolcreto dell’altare con l’intero corpo incorrotto e ancora flessibile, caratteristica impossibile data la mancanza di un processo di mummificazione artificiale o naturale. Da allora venne mostrato ai fedeli per la venerazione delle sue spoglie in un’ala della chiesa del santuario a lui dedicato. Fu beatificato per numerosi miracoli il 29 dicembre 1700, da Papa Clemente XI.

Nonostante i 300 anni di distanza dalla sua beatificazione l’affetto dei fedeli non si è mai placato, così come la scienza non ha mai smesso cercare delle risposte.

Nella serata di domani 7 ottobre  sarà presentato il lavoro svolto dal Politecnico di Bari, affiancato dalla Scuola di Specializzazione di Medicina legale dell’Università degli studi “Aldo Moro” di Bari, lavoro svolto con le più moderne tecnologie a disposizione e offerto in omaggio alla comunità francescana e dei fedeli di Bitetto, per fornire un volto del Beato Giacomo il più possibile aderente allo stato in cui si trovava nel momento della sua morte e deposizione nell’urna.

La scansione tridimensionale fotogrammetrica realizzata dal prof. Galantucci e dalla sua equipe in condizioni di ripresa proibitive per la inamovibilità del corpo e della sua teca di protezione, ha rappresentato il primo passo verso la ricostruzione 3D del volto. Tramite la scansione, i ricercatori hanno elaborato un modello 3D digitale del volto del Beato, senza la necessità di estrarre il corpo dalla sua urna. Il modello 3D digitale scansionato è stato il punto di partenza per applicare delle tecniche di analisi forense e di ricostruzione facciale digitale, svolta dallo studente laureando Antonio Rana, seguendo le indicazioni dello stato dell’arte della letteratura scientifica per il buon esito della ricostruzione.

Le tecniche adottate seguono le ricerche svolte da Cicero Moraes, designer brasiliano con una grande esperienza nella ricostruzione facciale forense, che nella sua carriera ha realizzato ricostruzioni facciali di personaggi storici, preistorici e religiosi partendo da TAC cranio-facciali, e che ha rilasciato anche uno specifico software di libera distribuzione. Ci si è avvalsi inoltre degli studi di De Greef, inerenti agli spessori dei tessuti molli tra ossa e cute in diversi e precisi punti (landmarks ossei) del cranio a seconda di etnia, sesso, età e corporatura, indicazioni fondamentali per dare verosimiglianza al volto. Sono degne di nota le ricostruzioni facciali dei possibili volti di Francesco Petrarca e Sant’Antonio da Padova, ma anche quelle di ominidi preistorici, dando un volto anche all’evoluzione umana.

Nel caso del Beato Giacomo però, non disponendo di una moderna TAC cranio-facciale, si è partiti dalla scansione 3D del volto mummificato, che presenta soprattutto le strutture ossee. Ciò ha causato un punto di partenza differente da quanto presente nella letteratura scientifica, dalla quale però si è preso spunto per ottenere una innovazione originale in tale campo di applicazione. A causa della posizione della testa della salma, leggermente girata da un lato e tale da nascondere alcune strutture facciali, è stato necessario processare ulteriormente il modello digitale, rendendolo simmetrico.

Sul modello digitale simmetrico sono stati applicati virtualmente gli spessori dei tessuti molli, spessori che costituiscono delle linee guida utili per la vera e propria ricostruzione. Su questa nuova configurazione è stato sovrapposto un modello digitale di un volto 3D, deformato per adattarsi agli spessori inseriti, e si è potuto dare forma ai tessuti molli di supporto ed alle superfici cutanee del volto del Beato. Il risultato della ricostruzione è stato ottenuto mediante fabbricazione additiva (stampa 3D) nel laboratorio di Prototipazione Rapida e Reverse Engineering del DMMM del Politecnico di Bari e consegnato ai frati del santuario.

Il completamento artistico del volto è stato affidato all’arte di fra Giuseppe Piarulli, giovane professo temporaneo, che dopo aver ottenuto un calco in terracotta dall’originale, ha completato la definizione dei lineamenti dal volto e la sua colorazione fotorealistica, rimanendo fedele anche ai dipinti che rappresentano il volto vivente del frate, coniugando così arte e tecnologia.

Il volto del Beato Giacomo: quando l’immaginazione cede il passo alla realtà

A Bitetto, sabato 7 ottobre 2023 alle ore 20.00, presso il Santuario Beato Giacomo, saranno svelate le fattezze reali del volto del Beato, grazie alle moderne tecnologie.

Giacomo Varingez è nato a Zara, in Croazia, nei primi del 1400 e vissuto nel convento bitettese fino al 1463, e poi dal 1480 al 1483 e dal 1485 alla sua morte, avvenuta nel 1496. Esistono diverse testimonianze che raccontano le sue gesta ritenute miracolose. Una di queste narra il conforto materiale e spirituale nei confronti degli appestati dal 1480 al 1483 proprio a Bitetto. Il suo operato divenne un indelebile ricordo nella cittadinanza, a tal punto da ritenerlo responsabile dell’immunità del paese al ritorno della peste nel Regno di Napoli quasi due secoli più tardi, che gli valse l’elezione di Compatrono.

In occasione della sepoltura di un altro frate, 20 anni dopo, egli venne rinvenuto dal sepolcreto dell’altare con l’intero corpo incorrotto e ancora flessibile, caratteristica impossibile data la mancanza di un processo di mummificazione artificiale o naturale. Da allora venne mostrato ai fedeli per la venerazione delle sue spoglie in un’ala della chiesa del santuario a lui dedicato. Fu beatificato per numerosi miracoli il 29 dicembre 1700, da Papa Clemente XI.

Nonostante i 300 anni di distanza dalla sua beatificazione l’affetto dei fedeli non si è mai placato, così come la scienza non ha mai smesso cercare delle risposte.

Nella serata di domani 7 ottobre  sarà presentato il lavoro svolto dal Politecnico di Bari, affiancato dalla Scuola di Specializzazione di Medicina legale dell’Università degli studi “Aldo Moro” di Bari, lavoro svolto con le più moderne tecnologie a disposizione e offerto in omaggio alla comunità francescana e dei fedeli di Bitetto, per fornire un volto del Beato Giacomo il più possibile aderente allo stato in cui si trovava nel momento della sua morte e deposizione nell’urna.

La scansione tridimensionale fotogrammetrica realizzata dal prof. Galantucci e dalla sua equipe in condizioni di ripresa proibitive per la inamovibilità del corpo e della sua teca di protezione, ha rappresentato il primo passo verso la ricostruzione 3D del volto. Tramite la scansione, i ricercatori hanno elaborato un modello 3D digitale del volto del Beato, senza la necessità di estrarre il corpo dalla sua urna. Il modello 3D digitale scansionato è stato il punto di partenza per applicare delle tecniche di analisi forense e di ricostruzione facciale digitale, svolta dallo studente laureando Antonio Rana, seguendo le indicazioni dello stato dell’arte della letteratura scientifica per il buon esito della ricostruzione.

Le tecniche adottate seguono le ricerche svolte da Cicero Moraes, designer brasiliano con una grande esperienza nella ricostruzione facciale forense, che nella sua carriera ha realizzato ricostruzioni facciali di personaggi storici, preistorici e religiosi partendo da TAC cranio-facciali, e che ha rilasciato anche uno specifico software di libera distribuzione. Ci si è avvalsi inoltre degli studi di De Greef, inerenti agli spessori dei tessuti molli tra ossa e cute in diversi e precisi punti (landmarks ossei) del cranio a seconda di etnia, sesso, età e corporatura, indicazioni fondamentali per dare verosimiglianza al volto. Sono degne di nota le ricostruzioni facciali dei possibili volti di Francesco Petrarca e Sant’Antonio da Padova, ma anche quelle di ominidi preistorici, dando un volto anche all’evoluzione umana.

Nel caso del Beato Giacomo però, non disponendo di una moderna TAC cranio-facciale, si è partiti dalla scansione 3D del volto mummificato, che presenta soprattutto le strutture ossee. Ciò ha causato un punto di partenza differente da quanto presente nella letteratura scientifica, dalla quale però si è preso spunto per ottenere una innovazione originale in tale campo di applicazione. A causa della posizione della testa della salma, leggermente girata da un lato e tale da nascondere alcune strutture facciali, è stato necessario processare ulteriormente il modello digitale, rendendolo simmetrico.

Sul modello digitale simmetrico sono stati applicati virtualmente gli spessori dei tessuti molli, spessori che costituiscono delle linee guida utili per la vera e propria ricostruzione. Su questa nuova configurazione è stato sovrapposto un modello digitale di un volto 3D, deformato per adattarsi agli spessori inseriti, e si è potuto dare forma ai tessuti molli di supporto ed alle superfici cutanee del volto del Beato. Il risultato della ricostruzione è stato ottenuto mediante fabbricazione additiva (stampa 3D) nel laboratorio di Prototipazione Rapida e Reverse Engineering del DMMM del Politecnico di Bari e consegnato ai frati del santuario.

Il completamento artistico del volto è stato affidato all’arte di fra Giuseppe Piarulli, giovane professo temporaneo, che dopo aver ottenuto un calco in terracotta dall’originale, ha completato la definizione dei lineamenti dal volto e la sua colorazione fotorealistica, rimanendo fedele anche ai dipinti che rappresentano il volto vivente del frate, coniugando così arte e tecnologia.

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