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Lo “Spirito d’Assisi”: 37 anni dopo. Papa Francesco indice una giornata di preghiera e digiuno per la pace

La giornata di preghiera, digiuno e pellegrinaggio a favore della pace del 27 ottobre 1986 ad Assisi, segna una pagina molto importante nella storia delle religioni e delle culture. Ma quali furono le reali motivazioni che mossero Giovanni Paolo II alla convocazione dei 70 leaders religiosi nella città del Poverello d’Assisi? Indubbiamente motivazioni a carattere sociale, lette da un Papa capace di valutare i tempi, intuire il futuro e interpretare la realtà: il 1986 era un anno attraversato da venti di guerra fredda, dalla crescente tensione di due blocchi – americano e sovietico – e da scenari di riarmo militare e nucleare. Così all’umanità fu offerta una speranza di poter edificare un mondo diverso, finalmente fraterno e pienamente umano. L’evento ebbe in sé significati importanti: la pace è un bene che deve essere condiviso; la pace, tenuto conto delle attuali condizioni dei rapporti tra gli uomini, non è raggiungibile senza l’intervento amorevole di Dio. In tale contesto l’aspetto più suggestivo e originale, infatti, risiedeva nel fatto che i tanti rappresentanti religiosi si ritrovassero insieme non per discutere, ma per pregare, ognuno nella spiritualità della propria religione: perché ciascuno potesse in libertà raggiungere la propria interiorità e lì considerare la propria condizione fragile della vita e potesse, allo stesso tempo, innalzare a Dio una supplica per la pace. Con lo stesso intento l’incontro fu ripetuto il 10 e 11 gennaio 1993 mentre era in corso la guerra nei Balcani tra le nazioni sorte dalla ex Iugoslavia. Il Papa di fronte ai fatti di una disumana violenza e di fronte ad un’ennesima prova dell’incapacità dell’uomo a trovare le vie della pace, affermò che “soltanto nella mutua accettazione dell’altro e nel conseguente mutuo rispetto, reso più profondo dall’amore, risiede il segreto di una umanità finalmente riconciliata”.

Successivamente, il 24 gennaio 2002, dopo i tragici eventi dell’11 settembre 2001, il Papa invitò ancora una volta a ritrovarsi in Assisi chiedendo alle varie religioni di farsi strumento di pace perché l’odio e la guerra portano inevitabilmente altro odio ed altra guerra. In quel periodo molti avevano messo in dubbio il valore dello “Spirito di Assisi”, ma la scelta di Giovanni Paolo II era chiara e non ammetteva repliche. Il 2 settembre 2006, Benedetto XVI ci ha donato un suo Messaggio per commemorare il ventesimo anniversario di questo straordinario evento in cui ha sottolineato l’attualità dell’iniziativa profetica di Giovanni Paolo II e l’importanza della preghiera per edificare un mondo di pace. Affermava Papa Ratzinger: “Se il mondo deve continuare, e gli uomini e le donne devono sopravvivere su di esso, il mondo non può fare a meno della preghiera. Questa è la lezione permanente di Assisi: è la lezione di San Francesco che ha incarnato un ideale attraente per noi; è la lezione di Santa Chiara, la sua prima seguace. È un ideale fatto di mitezza, umiltà, di senso profondo di Dio e di impegno nel servire tutti. San Francesco era un uomo di pace”. Nelle intenzioni di Giovanni Paolo II, di Benedetto XVI e di Francesco, la relazione dello “Spirito di Assisi” con la spiritualità di Francesco è essenziale; tanto essenziale che tutti siamo chiamati a raccogliere una grande sfida, ovvero quella di mostrare come il riferimento al Vangelo e la testimonianza semplice della fede cristiana nella sua interezza, siano capaci di integrarsi in modo credibile col dialogo interreligioso. Per dialogare, infatti, è doveroso testimoniare la propria identità con tono semplice e umile che è proprio del Vangelo e che fu così ben vissuto dal Santo di Assisi nell’incontro con il Sultano. Dopo 37 anni da quel profetico soffio dello Spirito Santo, la cui originalità iconico-simbolica è tale da poter costituire un punto saldo di riferimento, bisognerebbe ancora incontrarci non tanto per pregare insieme ma insieme per pregare nelle diverse tradizioni, in una logica di dialogo sincero e costruttivo che abbatta la dinamica dell’odio e dell’avversione.

Anche per oggi, 27 ottobre 2023, papa Francesco ha indetto una giornata di preghiera, digiuno e penitenza per la pace, alla quale ha invitato “ad unirsi nel modo che riterranno opportuno, le sorelle e i fratelli delle varie confessioni cristiane e gli appartenenti alle altre religioni e quanti hanno a cuore la causa della pace nel mondo”. “Tacciano le armi – ha gridato Papa Francesco – si ascolti il grido di pace dei poveri, della gente, dei bambini. Fratelli e sorelle la guerra non risolve alcun problema, semina solo morte e distruzione, aumenta l’odio, moltiplica la vendetta. La guerra cancella il futuro”. È l’appello continuo del Papa per invocare il dono della pace in Ucraina, in Israele, in Palestina e nel resto del mondo.

Lo “Spirito d’Assisi”: 37 anni dopo. Papa Francesco indice una giornata di preghiera e digiuno per la pace

La giornata di preghiera, digiuno e pellegrinaggio a favore della pace del 27 ottobre 1986 ad Assisi, segna una pagina molto importante nella storia delle religioni e delle culture. Ma quali furono le reali motivazioni che mossero Giovanni Paolo II alla convocazione dei 70 leaders religiosi nella città del Poverello d’Assisi? Indubbiamente motivazioni a carattere sociale, lette da un Papa capace di valutare i tempi, intuire il futuro e interpretare la realtà: il 1986 era un anno attraversato da venti di guerra fredda, dalla crescente tensione di due blocchi – americano e sovietico – e da scenari di riarmo militare e nucleare. Così all’umanità fu offerta una speranza di poter edificare un mondo diverso, finalmente fraterno e pienamente umano. L’evento ebbe in sé significati importanti: la pace è un bene che deve essere condiviso; la pace, tenuto conto delle attuali condizioni dei rapporti tra gli uomini, non è raggiungibile senza l’intervento amorevole di Dio. In tale contesto l’aspetto più suggestivo e originale, infatti, risiedeva nel fatto che i tanti rappresentanti religiosi si ritrovassero insieme non per discutere, ma per pregare, ognuno nella spiritualità della propria religione: perché ciascuno potesse in libertà raggiungere la propria interiorità e lì considerare la propria condizione fragile della vita e potesse, allo stesso tempo, innalzare a Dio una supplica per la pace. Con lo stesso intento l’incontro fu ripetuto il 10 e 11 gennaio 1993 mentre era in corso la guerra nei Balcani tra le nazioni sorte dalla ex Iugoslavia. Il Papa di fronte ai fatti di una disumana violenza e di fronte ad un’ennesima prova dell’incapacità dell’uomo a trovare le vie della pace, affermò che “soltanto nella mutua accettazione dell’altro e nel conseguente mutuo rispetto, reso più profondo dall’amore, risiede il segreto di una umanità finalmente riconciliata”.

Successivamente, il 24 gennaio 2002, dopo i tragici eventi dell’11 settembre 2001, il Papa invitò ancora una volta a ritrovarsi in Assisi chiedendo alle varie religioni di farsi strumento di pace perché l’odio e la guerra portano inevitabilmente altro odio ed altra guerra. In quel periodo molti avevano messo in dubbio il valore dello “Spirito di Assisi”, ma la scelta di Giovanni Paolo II era chiara e non ammetteva repliche. Il 2 settembre 2006, Benedetto XVI ci ha donato un suo Messaggio per commemorare il ventesimo anniversario di questo straordinario evento in cui ha sottolineato l’attualità dell’iniziativa profetica di Giovanni Paolo II e l’importanza della preghiera per edificare un mondo di pace. Affermava Papa Ratzinger: “Se il mondo deve continuare, e gli uomini e le donne devono sopravvivere su di esso, il mondo non può fare a meno della preghiera. Questa è la lezione permanente di Assisi: è la lezione di San Francesco che ha incarnato un ideale attraente per noi; è la lezione di Santa Chiara, la sua prima seguace. È un ideale fatto di mitezza, umiltà, di senso profondo di Dio e di impegno nel servire tutti. San Francesco era un uomo di pace”. Nelle intenzioni di Giovanni Paolo II, di Benedetto XVI e di Francesco, la relazione dello “Spirito di Assisi” con la spiritualità di Francesco è essenziale; tanto essenziale che tutti siamo chiamati a raccogliere una grande sfida, ovvero quella di mostrare come il riferimento al Vangelo e la testimonianza semplice della fede cristiana nella sua interezza, siano capaci di integrarsi in modo credibile col dialogo interreligioso. Per dialogare, infatti, è doveroso testimoniare la propria identità con tono semplice e umile che è proprio del Vangelo e che fu così ben vissuto dal Santo di Assisi nell’incontro con il Sultano. Dopo 37 anni da quel profetico soffio dello Spirito Santo, la cui originalità iconico-simbolica è tale da poter costituire un punto saldo di riferimento, bisognerebbe ancora incontrarci non tanto per pregare insieme ma insieme per pregare nelle diverse tradizioni, in una logica di dialogo sincero e costruttivo che abbatta la dinamica dell’odio e dell’avversione.

Anche per oggi, 27 ottobre 2023, papa Francesco ha indetto una giornata di preghiera, digiuno e penitenza per la pace, alla quale ha invitato “ad unirsi nel modo che riterranno opportuno, le sorelle e i fratelli delle varie confessioni cristiane e gli appartenenti alle altre religioni e quanti hanno a cuore la causa della pace nel mondo”. “Tacciano le armi – ha gridato Papa Francesco – si ascolti il grido di pace dei poveri, della gente, dei bambini. Fratelli e sorelle la guerra non risolve alcun problema, semina solo morte e distruzione, aumenta l’odio, moltiplica la vendetta. La guerra cancella il futuro”. È l’appello continuo del Papa per invocare il dono della pace in Ucraina, in Israele, in Palestina e nel resto del mondo.

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