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L’Udienza generale del Papa:  la tristezza, un vizio da sconfiggere con la gioia della risurrezione

Città del Vaticano. Nel corso del consueto appuntamento di catechesi del mercoledì, Papa Francesco ha affrontato un tema cruciale nel cammino spirituale dell’uomo: la tristezza. In un itinerario dedicato ai vizi e alle virtù, il Pontefice ha evidenziato la distinzione tra una tristezza che conduce alla salvezza e un’oscura melma emotiva che si insinua nell’anima umana.

Il Papa, richiamando l’insegnamento dei Padri della Chiesa e le parole di San Paolo ai Corinzi, ha sottolineato l’importanza di discernere tra due tipi di tristezza. C’è quella che accompagna il pentimento e la conversione, una tristezza che apre le porte alla grazia di Dio e alla gioia autentica. Poi c’è un’altra tristezza, quella che affligge l’anima umana, una sorta di malattia spirituale che impedisce di gustare la pienezza della vita.

Per illustrare questa dicotomia, Papa Francesco ha fatto ricorso a due passaggi evangelici significativi. Da un lato, la parabola del figliol prodigo, dove la tristezza per il peccato commesso spinge il figlio a ritornare al padre e alla grazia. Dall’altro, il racconto dei discepoli di Emmaus, che delusi dalle aspettative delusi speravano nella liberazione di Israele da parte di Gesù, solo per vederle infrante.

La tristezza, secondo il Papa, è il risultato della perdita delle speranze o dei desideri irrealizzati. È come un abisso in cui l’anima umana cade quando le sue aspettative vengono deluse, portando con sé sentimenti di scoraggiamento, debolezza e angoscia. Tuttavia, Papa Francesco avverte che cedere a questa tristezza non è la via della redenzione, ma piuttosto un abbraccio morboso alla disperazione.

Il Pontefice, con una metafora incisiva, descrive la tristezza come un “piacere del non piacere”, un gusto amaro che si nutre di sé stesso. Citando il monaco Evagrio, egli sottolinea che mentre tutti i vizi cercano un piacere fugace, la tristezza si nutre della perpetuità del dolore. È come un verme che divora il cuore, svuotandolo di vita e speranza.

Tuttavia, il Papa invita alla speranza, ricordando che la risurrezione di Gesù ha sconfitto la tristezza come la pietra dal sepolcro. Ogni giorno, per il cristiano, è un’opportunità di risurrezione, un’esercitazione nella gioia e nella speranza che la fede offre. Attraverso la risurrezione di Cristo, tutte le felicità incomplete della vita troveranno compimento.

Papa Francesco conclude con l’invito a perseguire la santità come antidoto alla tristezza. Citando Georges Bernanos e Léon Bloy, il Pontefice sottolinea che la Chiesa possiede la gioia che il mondo cerca disperatamente. E la tristezza più grande, afferma, è quella di non essere santi.

In un mondo segnato da sofferenza e delusione, le parole del Papa offrono una luce di speranza. La tristezza può essere superata, non con la negazione dei suoi sentimenti, ma con la fiducia nella risurrezione e nella ricerca costante della santità.

L’Udienza generale del Papa:  la tristezza, un vizio da sconfiggere con la gioia della risurrezione

Città del Vaticano. Nel corso del consueto appuntamento di catechesi del mercoledì, Papa Francesco ha affrontato un tema cruciale nel cammino spirituale dell’uomo: la tristezza. In un itinerario dedicato ai vizi e alle virtù, il Pontefice ha evidenziato la distinzione tra una tristezza che conduce alla salvezza e un’oscura melma emotiva che si insinua nell’anima umana.

Il Papa, richiamando l’insegnamento dei Padri della Chiesa e le parole di San Paolo ai Corinzi, ha sottolineato l’importanza di discernere tra due tipi di tristezza. C’è quella che accompagna il pentimento e la conversione, una tristezza che apre le porte alla grazia di Dio e alla gioia autentica. Poi c’è un’altra tristezza, quella che affligge l’anima umana, una sorta di malattia spirituale che impedisce di gustare la pienezza della vita.

Per illustrare questa dicotomia, Papa Francesco ha fatto ricorso a due passaggi evangelici significativi. Da un lato, la parabola del figliol prodigo, dove la tristezza per il peccato commesso spinge il figlio a ritornare al padre e alla grazia. Dall’altro, il racconto dei discepoli di Emmaus, che delusi dalle aspettative delusi speravano nella liberazione di Israele da parte di Gesù, solo per vederle infrante.

La tristezza, secondo il Papa, è il risultato della perdita delle speranze o dei desideri irrealizzati. È come un abisso in cui l’anima umana cade quando le sue aspettative vengono deluse, portando con sé sentimenti di scoraggiamento, debolezza e angoscia. Tuttavia, Papa Francesco avverte che cedere a questa tristezza non è la via della redenzione, ma piuttosto un abbraccio morboso alla disperazione.

Il Pontefice, con una metafora incisiva, descrive la tristezza come un “piacere del non piacere”, un gusto amaro che si nutre di sé stesso. Citando il monaco Evagrio, egli sottolinea che mentre tutti i vizi cercano un piacere fugace, la tristezza si nutre della perpetuità del dolore. È come un verme che divora il cuore, svuotandolo di vita e speranza.

Tuttavia, il Papa invita alla speranza, ricordando che la risurrezione di Gesù ha sconfitto la tristezza come la pietra dal sepolcro. Ogni giorno, per il cristiano, è un’opportunità di risurrezione, un’esercitazione nella gioia e nella speranza che la fede offre. Attraverso la risurrezione di Cristo, tutte le felicità incomplete della vita troveranno compimento.

Papa Francesco conclude con l’invito a perseguire la santità come antidoto alla tristezza. Citando Georges Bernanos e Léon Bloy, il Pontefice sottolinea che la Chiesa possiede la gioia che il mondo cerca disperatamente. E la tristezza più grande, afferma, è quella di non essere santi.

In un mondo segnato da sofferenza e delusione, le parole del Papa offrono una luce di speranza. La tristezza può essere superata, non con la negazione dei suoi sentimenti, ma con la fiducia nella risurrezione e nella ricerca costante della santità.

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