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L’udienza del Papa: la speranza come risposta del cuore

Città del Vaticano. Nell’udienza odierna, Papa Francesco ha continuato il ciclo di catechesi sulle virtù teologali, concentrando l’attenzione sulla speranza, una virtù fondamentale che orienta il cristiano verso il regno dei cieli e la vita eterna. Dopo aver riflettuto sulla fede nella catechesi precedente, il Pontefice ha esplorato la speranza come l’anelito alla felicità eterna, non basata sulle proprie forze ma sull’aiuto della grazia divina, come descritto nel Catechismo della Chiesa Cattolica (n. 1817).

Il Papa ha sottolineato che la mancanza di speranza può portare alla tristezza e alla disperazione. Se la vita non avesse un senso ultimo e fosse confinata al nulla, tutte le virtù, compresa la fede, rischierebbero di sgretolarsi. Ha citato l’enciclica “Spe salvi” di Benedetto XVI, affermando che solo con una visione certa del futuro il presente può essere vissuto pienamente.

Francesco ha ricordato che la speranza cristiana non deriva dai meriti individuali, ma è un dono di Dio, rafforzato dalla morte e resurrezione di Cristo. Ha citato l’apostolo Paolo, che nel Primo Corinzi evidenzia l’importanza cruciale della resurrezione per la validità della fede cristiana.

Nel suo discorso, il Papa ha anche ammesso come spesso pecchiamo contro la speranza, lasciandoci abbattere dai nostri peccati o dalla nostalgia per le felicità passate, dimenticando che Dio è misericordioso e sempre pronto a perdonare.

Il mondo di oggi, ha continuato Francesco, ha disperatamente bisogno di speranza e di pazienza, virtù strettamente connesse che permettono di superare i momenti più bui mantenendo viva la tensione verso il futuro.

Il Papa ha concluso con un invito a chiedere la grazia della speranza, una virtù che non guarda all’età anagrafica ma al cuore giovane di chi sa attendere il momento dell’incontro definitivo con il Signore, ricordando le figure bibliche di Simeone e Anna che, nonostante l’età, non si stancarono mai di attendere il Messia.

Nela riflessione di questo mercoledì, Papa Francesco ha offerto una visione stimolante della speranza, non solo come virtù personale, ma come imperativo collettivo per affrontare con fiducia e resilienza le sfide del nostro tempo.

L’udienza del Papa: la speranza come risposta del cuore

Città del Vaticano. Nell’udienza odierna, Papa Francesco ha continuato il ciclo di catechesi sulle virtù teologali, concentrando l’attenzione sulla speranza, una virtù fondamentale che orienta il cristiano verso il regno dei cieli e la vita eterna. Dopo aver riflettuto sulla fede nella catechesi precedente, il Pontefice ha esplorato la speranza come l’anelito alla felicità eterna, non basata sulle proprie forze ma sull’aiuto della grazia divina, come descritto nel Catechismo della Chiesa Cattolica (n. 1817).

Il Papa ha sottolineato che la mancanza di speranza può portare alla tristezza e alla disperazione. Se la vita non avesse un senso ultimo e fosse confinata al nulla, tutte le virtù, compresa la fede, rischierebbero di sgretolarsi. Ha citato l’enciclica “Spe salvi” di Benedetto XVI, affermando che solo con una visione certa del futuro il presente può essere vissuto pienamente.

Francesco ha ricordato che la speranza cristiana non deriva dai meriti individuali, ma è un dono di Dio, rafforzato dalla morte e resurrezione di Cristo. Ha citato l’apostolo Paolo, che nel Primo Corinzi evidenzia l’importanza cruciale della resurrezione per la validità della fede cristiana.

Nel suo discorso, il Papa ha anche ammesso come spesso pecchiamo contro la speranza, lasciandoci abbattere dai nostri peccati o dalla nostalgia per le felicità passate, dimenticando che Dio è misericordioso e sempre pronto a perdonare.

Il mondo di oggi, ha continuato Francesco, ha disperatamente bisogno di speranza e di pazienza, virtù strettamente connesse che permettono di superare i momenti più bui mantenendo viva la tensione verso il futuro.

Il Papa ha concluso con un invito a chiedere la grazia della speranza, una virtù che non guarda all’età anagrafica ma al cuore giovane di chi sa attendere il momento dell’incontro definitivo con il Signore, ricordando le figure bibliche di Simeone e Anna che, nonostante l’età, non si stancarono mai di attendere il Messia.

Nela riflessione di questo mercoledì, Papa Francesco ha offerto una visione stimolante della speranza, non solo come virtù personale, ma come imperativo collettivo per affrontare con fiducia e resilienza le sfide del nostro tempo.

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