Sarebbe bello se ognuno, come fa Gesù col Padre, potesse dire con gioia e umile consapevolezza di sapersi amato, nel modo in cui il Signore ama ciascuno di speciale e unico amore.
Tutto, in fondo, ha inizio dalla relazione con quel Tu che prima ci chiama ad un’esistenza tutta da vivere per poi darle compimento.
Compimento è imparare quotidianamente a scorgere la mano di Dio che ci accompagna lungo lo scorrere dei giorni, come tempo favorevole per far fiorire ciò che in noi ha deposto come seme di promessa certa. Il come è la tonalità di colore che Dio affida a ciascuno con il dono di una vocazione personale, per rendere più bello il mondo, e per me, colmata dal dono della professione dei voti solenni che mi lega a Dio per tutto il tempo della mia vita, essere e diventare Sorella Povera ne è una bellissima sfumatura.
Amare è un dono che si riceve e una scelta che si compie, perché l’amore è ciò che ci fa compiere delle scelte. Non si tratta tanto di cose da fare, che pure ci impegnano e richiedono la nostra responsabilità, quanto di quel come che dispone a lasciarsi amare e dove l’inevitabile eccedenza di questo amore si può riversare nella vita di coloro che incontriamo sul nostro cammino come trabocco di dono restituito.
Per-dono, questa è la consapevolezza semplice e immensa con cui mi sono preparata alla professione dei voti solenni; questa la gioia di chi, alzando bandiera bianca, non ha nulla finalmente da dimostrare, tanto invece da mostrare per la gioia di scoprirmi depositaria di un amore e di una misericordia che mi raggiunge e mi supera, nonostante quello che sono e quello che posso.
Cita il testo di un canto: “fiducia è la Tua vocazione, letizia la nostra risposta”. Ed è proprio così, perché il Signore continua a fidarsi di me, come di ciascuno. Osare parole come “prometto e faccio voto a Dio onnipotente di vivere per tutto il tempo della mia vita” e riuscire appena a balbettarle tanto sono più grandi di noi, rende eterno il presente, unisce il cielo e la terra.
Il nostro “si” è solo una risposta al Suo “sì” che è davvero per sempre, è un “sì” da poter e voler professare, perché altrimenti sarebbe smentire la sua promessa di pienezza per noi: è la sua stessa fedeltà che, come il suo amore, è sempre oltre le nostre piccole misure.
Durante il rito di professione siamo state chiamate per nome, come nel Battesimo, e rispondiamo allo stesso modo del giovane Samuele (cfr. 1Sam 3,5) all’appello di Dio nel tempio: “Mi hai chiamato: eccomi Signore”. La risposta non ha esitazioni, bensì gode, seppur con timore e tremore, dell’umile e gioiosa consapevolezza che quello pronunciato è proprio il mio nome e che rispondere mi apre ad una via di bellezza e di pienezza che è dono alla vita mia e a quella delle mie sorelle che mi accolgono per sempre nel loro abbraccio di fraternità. D’ora in poi con loro sono chiamata, alla scuola del Vangelo, ad essere e diventare giorno per giorno, un cuor solo e un’anima sola per magnificare, come e con Maria, le grandi cose che il Signore farà anche per noi!