Azione Francescana

Mondo clariano

La gioia di contemplare la bellezza di un Dio sposo

Così esordisce Chiara d’Assisi nel suo Testamento: Tra gli altri benefici che ricevemmo e ogni giorno riceviamo dal nostro Donatore, il Padre delle misericordie, per i quali dobbiamo maggiormente rendere grazie allo stesso glorioso Padre, grande è quello della nostra vocazione. La vocazione contemplativa – e vorrei dire – qualsiasi vocazione che, come risposta al progetto di Dio, ha la sua dimensione contemplativa,  è esperienza di un amore preveniente e provvidente, di un amore troppo più grande e intenso di ciò che è in noi, perché  vi si possa corrispondere in altro modo oltre che nel dedicare la vita stessa a Colui che per amor tuo tutto si è donato.

Lui è il bene, ogni bene, tutto il bene, il sommo bene (S. Francesco),  bene assoluto sotto ogni punto di vista: bellezza assoluta, intelligenza assoluta, amore assoluto, donazione assoluta così da non  poter non fissare eternamente lo sguardo, sguardo che innamora! L’esperienza spirituale di Chiara d’Assisi trasuda di gioia profonda: l’amore di Lui rende felici, scrive ad Agnese di Boemia; è gioia che si irradia attorno a lei, anche se  segnata da fatiche e prove, come può essere la vita di noi tutti. Le sue lettere ci testimoniano una inesauribile e profonda letizia: sono ripiena di così grande gioia e respiro di tanta esultanza nel Signore!

 Attratta e coinvolta in questa gioia, il mio cuore di figlia, sorella e sposa, si muove così nel desiderio di seguire Cristo Sposo fino in fondo, aderendo all’invito con cui Chiara esorta l’amica: guarda lo Sposo tuo il più bello tra i figli degli uomini. Guardalo, consideralo, contemplalo, desiderando di imitarlo. Nel Volto bellissimo del Figlio di Dio che si fa per me Specchio di libertà e di verità, sono chiamata a collocare occhi, mente e cuore. E’ questo desiderio che dà anima alla mia ricerca di Dio e dell’uomo, innamorata dell’umanità incarnata dal Suo Figlio, al punto che tutto possa essere raccolto e restituito in offerta di sé e in una preghiera che abbia gli stessi sentimenti di Cristo (Fil 2,5), per raggiungere le dimensioni del mondo. “Ci hai fatti per te Signore, e inquieto è il nostro cuore finché non riposa in te” (S. Agostino).

La dimensione contemplativa è, dunque , un’esperienza che, mossa da un anelito profondo del cuore per la santa operazione dello Spirito, entra in un processo dinamico di relazione con l’Amato, illuminata e guidata dalla sua Parola, nutrita e sostenuta dal Suo Pane, in un pellegrinaggio mai esauribile alla ricerca del Dio vero. Una ricerca nella quale, lo si scopre strada facendo, Dio aveva già preso l’iniziativa, perché è sempre “Lui  a cercare per primo l’uomo attraendolo misteriosamente a Sé”( cf. VDq,1). Per questo Chiara così ci raccomanda: lasciati accendere sempre più fortemente da questo ardore di carità e sospirando per l’eccessivo desiderio e amore del cuore grida: Attirami a Te, o celeste Sposo!

In questo cammino tra desiderio – relazione di Amore si scopre la Bellezza, sentiero privilegiato per incontrare Dio. Dire che qualcosa è bello significa non solo riconoscere i segni della sua Presenza ma anche l’attrazione entro cui ci troviamo coinvolti. L’uomo viene colpito dalla bellezza perché gli richiama quelle tracce di bellezza depositate nello scrigno della sua anima dall’Autore della vita:  da questo  coglie anche la verità e bontà delle cose.  Ogni cosa può essere vista o solo nella sua materialità, come oggetto da strumentalizzare e dominare, oppure come epifania di Dio, manifestazione della sua Bellezza. Se osserviamo ciò che ci circonda con meraviglia, se percepiamo che dietro tutto ciò c’è un ‘di più’ da scoprire, allora stiamo nutrendo l’ anima di vero cibo e finalmente, come da sempre l’uomo non smette di fare, loderemo anche noi l’ ‘Altissimo, Onnipotente e bon Signore’!

Contemplare la bellezza  ci rende belli! Anche i discepoli sul monte Tabor hanno fatto questa esperienza: Rabbì, è bello per noi essere qui! (Lc 9,33). Contemplare la bellezza di un Dio Sposo, per custodire nella fedeltà  quel “SI” pronunciato  da sempre e  per sempre dalla Sua volontà d’amore, alla quale anch’io rispondo  con ardore e gioia.

E’ bello ESSERE, perché siamo stati creati per essere attratti dal VOLTO del Dio vivo e vero, in un’esperienza che ci fa ritrovare insieme e nell’impegno di corrispondere all’altro come fratello, “dalla terra sacra che è l’altro, per sperimentare una più profonda comunione” ( EG, 169).  Solo in questo Volto che si fa Specchio, troviamo la nostra bellezza , la nostra verità.

Per questo la fede può davvero colmare la vita di un nuovo splendore e di una gioia profonda, anche in mezzo alle prove. La ‘pianticella’ di San Francesco è consapevole della bellezza con cui il Signore l’ha attratta a Sé; le gemme, i profumi e i ricami di cui parla nei suoi scritti, sono immagine del frutto delle virtù con le quali lo Sposo l’ha adornata.

Eccomi anch’io, sulle orme e l’esempio della Madre Chiara, a dedicare tutta la mia vita a Lui, Bellezza trasfigurata dallo sguardo del Padre fin sulla Croce. In fondo è anche un po’ nel mio nome che il suo Amore mi spinge a cospargere i suoi piedi trafitti e risorti con l’olio profumato della mia esistenza, nel servizio umile e premuroso verso le Sorelle e verso la Madre Chiesa, con gli unguenti odoriferi della benevolenza e della cura, della compassione e dell’intercessione.

La gioia di contemplare la bellezza di un Dio sposo

Così esordisce Chiara d’Assisi nel suo Testamento: Tra gli altri benefici che ricevemmo e ogni giorno riceviamo dal nostro Donatore, il Padre delle misericordie, per i quali dobbiamo maggiormente rendere grazie allo stesso glorioso Padre, grande è quello della nostra vocazione. La vocazione contemplativa – e vorrei dire – qualsiasi vocazione che, come risposta al progetto di Dio, ha la sua dimensione contemplativa,  è esperienza di un amore preveniente e provvidente, di un amore troppo più grande e intenso di ciò che è in noi, perché  vi si possa corrispondere in altro modo oltre che nel dedicare la vita stessa a Colui che per amor tuo tutto si è donato.

Lui è il bene, ogni bene, tutto il bene, il sommo bene (S. Francesco),  bene assoluto sotto ogni punto di vista: bellezza assoluta, intelligenza assoluta, amore assoluto, donazione assoluta così da non  poter non fissare eternamente lo sguardo, sguardo che innamora! L’esperienza spirituale di Chiara d’Assisi trasuda di gioia profonda: l’amore di Lui rende felici, scrive ad Agnese di Boemia; è gioia che si irradia attorno a lei, anche se  segnata da fatiche e prove, come può essere la vita di noi tutti. Le sue lettere ci testimoniano una inesauribile e profonda letizia: sono ripiena di così grande gioia e respiro di tanta esultanza nel Signore!

 Attratta e coinvolta in questa gioia, il mio cuore di figlia, sorella e sposa, si muove così nel desiderio di seguire Cristo Sposo fino in fondo, aderendo all’invito con cui Chiara esorta l’amica: guarda lo Sposo tuo il più bello tra i figli degli uomini. Guardalo, consideralo, contemplalo, desiderando di imitarlo. Nel Volto bellissimo del Figlio di Dio che si fa per me Specchio di libertà e di verità, sono chiamata a collocare occhi, mente e cuore. E’ questo desiderio che dà anima alla mia ricerca di Dio e dell’uomo, innamorata dell’umanità incarnata dal Suo Figlio, al punto che tutto possa essere raccolto e restituito in offerta di sé e in una preghiera che abbia gli stessi sentimenti di Cristo (Fil 2,5), per raggiungere le dimensioni del mondo. “Ci hai fatti per te Signore, e inquieto è il nostro cuore finché non riposa in te” (S. Agostino).

La dimensione contemplativa è, dunque , un’esperienza che, mossa da un anelito profondo del cuore per la santa operazione dello Spirito, entra in un processo dinamico di relazione con l’Amato, illuminata e guidata dalla sua Parola, nutrita e sostenuta dal Suo Pane, in un pellegrinaggio mai esauribile alla ricerca del Dio vero. Una ricerca nella quale, lo si scopre strada facendo, Dio aveva già preso l’iniziativa, perché è sempre “Lui  a cercare per primo l’uomo attraendolo misteriosamente a Sé”( cf. VDq,1). Per questo Chiara così ci raccomanda: lasciati accendere sempre più fortemente da questo ardore di carità e sospirando per l’eccessivo desiderio e amore del cuore grida: Attirami a Te, o celeste Sposo!

In questo cammino tra desiderio – relazione di Amore si scopre la Bellezza, sentiero privilegiato per incontrare Dio. Dire che qualcosa è bello significa non solo riconoscere i segni della sua Presenza ma anche l’attrazione entro cui ci troviamo coinvolti. L’uomo viene colpito dalla bellezza perché gli richiama quelle tracce di bellezza depositate nello scrigno della sua anima dall’Autore della vita:  da questo  coglie anche la verità e bontà delle cose.  Ogni cosa può essere vista o solo nella sua materialità, come oggetto da strumentalizzare e dominare, oppure come epifania di Dio, manifestazione della sua Bellezza. Se osserviamo ciò che ci circonda con meraviglia, se percepiamo che dietro tutto ciò c’è un ‘di più’ da scoprire, allora stiamo nutrendo l’ anima di vero cibo e finalmente, come da sempre l’uomo non smette di fare, loderemo anche noi l’ ‘Altissimo, Onnipotente e bon Signore’!

Contemplare la bellezza  ci rende belli! Anche i discepoli sul monte Tabor hanno fatto questa esperienza: Rabbì, è bello per noi essere qui! (Lc 9,33). Contemplare la bellezza di un Dio Sposo, per custodire nella fedeltà  quel “SI” pronunciato  da sempre e  per sempre dalla Sua volontà d’amore, alla quale anch’io rispondo  con ardore e gioia.

E’ bello ESSERE, perché siamo stati creati per essere attratti dal VOLTO del Dio vivo e vero, in un’esperienza che ci fa ritrovare insieme e nell’impegno di corrispondere all’altro come fratello, “dalla terra sacra che è l’altro, per sperimentare una più profonda comunione” ( EG, 169).  Solo in questo Volto che si fa Specchio, troviamo la nostra bellezza , la nostra verità.

Per questo la fede può davvero colmare la vita di un nuovo splendore e di una gioia profonda, anche in mezzo alle prove. La ‘pianticella’ di San Francesco è consapevole della bellezza con cui il Signore l’ha attratta a Sé; le gemme, i profumi e i ricami di cui parla nei suoi scritti, sono immagine del frutto delle virtù con le quali lo Sposo l’ha adornata.

Eccomi anch’io, sulle orme e l’esempio della Madre Chiara, a dedicare tutta la mia vita a Lui, Bellezza trasfigurata dallo sguardo del Padre fin sulla Croce. In fondo è anche un po’ nel mio nome che il suo Amore mi spinge a cospargere i suoi piedi trafitti e risorti con l’olio profumato della mia esistenza, nel servizio umile e premuroso verso le Sorelle e verso la Madre Chiesa, con gli unguenti odoriferi della benevolenza e della cura, della compassione e dell’intercessione.