Città del Vaticano. L’incontro tra Gesù e il mendicante cieco Bartimeo, proposto dal Vangelo di questa domenica (Mc 10,46-52), è stato il centro della meditazione odierna del Pontefice. Con parole semplici, il Papa ha esortato i fedeli a riflettere su tre aspetti chiave che emergono attarverso il racconto dell’evangelista Marco: il grido, la fede e il cammino.
Il grido di Bartimeo: “Io esisto, guardatemi”
Papa Francesco ha iniziato la sua rflessione sottolineando il grido di Bartimeo, un grido che “non è solo una richiesta di aiuto, ma un’affermazione di sé”. Il cieco di Gerico, ignorato e quasi trasparente agli occhi dei passanti, grida: “Figlio di Davide, abbi pietà di me!”. Un appello accorato che diventa un invito universale, suggerendo di aprire gli occhi e il cuore verso chi, come Bartimeo, vive ai margini. “Pensiamo a noi”, ha detto il Papa, “quando per la strada incrociamo qualche mendicante: quante volte guardiamo da un’altra parte, come se lui non esistesse”. Il grido di Bartimeo, quindi, si fa monito e richiamo per ognuno di noi, spronandoci a rivolgere lo sguardo a coloro che vivono nelle periferie della società.
La fede come luce
Il Santo Padre ha poi parlato della fede, cuore pulsante della guarigione del mendicante cieco. «Bartimeo vede perché crede», ha spiegato, ricordando le parole di Gesù: «Va’, la tua fede ti ha salvato». Questo uomo, che non poteva vedere con gli occhi, ha saputo guardare con il cuore, riconoscendo in Gesù la sua unica salvezza. “Il Signore osserva come Bartimeo guarda a Lui”, ha detto il Papa, e ci ha invitato a riflettere su come noi stessi guardiamo chi è in difficoltà. “Quando tu dai l’elemosina, guardi negli occhi il mendicante? Gli tocchi la mano per sentire la sua carne?». Sono domande, che ci spingono a considerare la nostra stessa fede come uno strumento per fare luce nel buio che ci circonda.
Il cammino di Bartimeo, il cammino di ogni cristiano
Infine, Francesco ha evidenziato il valore del cammino, un simbolo di sequela e di trasformazione. Dopo essere stato guarito, Bartimeo non torna sui suoi passi, ma “seguiva Gesù lungo la strada”. Un’immagine che il Papa ha esteso a ciascuno di noi: “Ognuno di noi è Bartimeo, cieco dentro, che segue Gesù una volta che si è avvicinato a Lui.” Il cammino del mendicante guarito diventa così un modello per la nostra vita cristiana: andare incontro agli ultimi è avvicinarsi a Cristo. “L’elemosina non è beneficenza”, ha ricordato con forza, “quello che riceve più grazia dall’elemosina è colui che la dà”.
Dopo l’Angelus: sinodo, dialogo e pace
Al termine dell’Angelus, Papa Francesco ha ricordato la conclusione del Sinodo dei Vescovi, incoraggiando a proseguire il cammino intrapreso per il bene della Chiesa. Con uno sguardo rivolto ai rapporti tra cristiani ed ebrei, il Papa ha menzionato l’anniversario della Commissione per i rapporti religiosi con l’Ebraismo, creata da San Paolo VI cinquant’anni fa, ei sessant’anni dalla Dichiarazione Nostra aetate del Concilio Vaticano II.
Il Pontefice ha poi chiesto ai presenti di pregare per i conflitti internazionali, sollecitando una particolare attenzione al rispetto della vita e delle strutture civili nei contesti di guerra, mentre si apre a Ginevra una Conferenza della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa. “È triste vedere come nella guerra si distruggono ospedali e scuole”, ha affermato con amarezza, sollecitando tutti a una coscienza più attenta alla dignità umana.
Tra i suoi pensieri, anche il Messico e le Filippine, terre toccate da dolore e calamità. Il Papa ha espresso la sua vicinanza alla Chiesa di San Cristóbal de las Casas, colpita dall’omicidio del sacerdote Marcelo Pérez Pérez, e alle popolazioni delle Filippine devastate da un potente ciclone.
Prima di concludere, Francesco ha rinnovato l’invito a pregare per la pace in Ucraina, Palestina, Israele e Libano, dove, ha detto, “troppe vittime innocenti” continuano a soffrire.