Città del Vaticano. Nell’Angelus di questa domenica, Papa Francesco ha commentato il dialogo tra Gesù e Ponzio Pilato descritto nel Vangelo di Giovanni (Gv 18,33-37), soffermandosi sul significato profondo delle parole “re” e “mondo”. L’invito del Pontefice è stato quello di riconoscere in Cristo un re diverso dai poteri terreni, capace di trasformare la realtà con la forza della verità e del perdono. Al termine della preghiera mariana, il Papa ha ricordato gli impegni ecclesiali, la prossima canonizzazione di Carlo Acutis e Piegiorgio Frassati, e le situazioni di crisi internazionale, esortando i fedeli alla preghiera e alla speranza.
Il significato di “re” secondo Gesù
Nel brano evangelico proposto dalla liturgia domenicale, Gesù si confronta con Ponzio Pilato, al quale viene consegnato con l’accusa di essere “re dei Giudei”. Il governatore romano interpreta il concetto di regalità secondo i parametri del potere terreno, mentre Cristo rivela invece di essere re come testimone della verità, ha sottolineato Francesco. Il suo regno non si fonda sulla forza o sull’imposizione, ma sulla Parola che salva e libera: il potere di Gesù risiede nella capacità di trasformare e dare un senso nuovo ai termini umani, come appunto “re”.
Un mondo nuovo, oltre la logica del potere
Papa Francesco ha poi richiamato l’attenzione sul secondo termine trasformato da Gesù: “mondo”. Nel contesto di Pilato, il mondo è il palcoscenico del dominio del più forte sul più debole, del violento sul mite. Gesù indica tuttavia un regno diverso, non di questo mondo, un mondo redento dal suo sacrificio, colmo di grazia e verità. È l’invito a non rimanere chiusi in una logica di potere e sopraffazione, ma ad accogliere un regno di misericordia, pace, giustizia e perdono. Il Papa ha insistito sul perdono di Cristo, disponibile a ogni peccatore che chiede sinceramente di essere sollevato dal proprio peso interiore.
L’ascolto della verità che salva
Di fronte alla verità incarnata, Pilato rimane distante, incapace di aprire il cuore al messaggio di Gesù. Eppure, il Signore continua a offrire il suo volto misericordioso: chi appartiene alla verità ascolta la sua voce. Il Papa ha domandato a ciascuno se Gesù sia davvero il “re” del proprio cuore, se la sua Parola illumini le scelte quotidiane e se ci si lasci avvolgere dalla sua infinita comprensione.
La Madre della speranza
Infine, Papa Francesco ha invitato a pregare Maria, l’ancella del Signore, con la speranza rivolta al Regno di Dio. Solo tenendo lo sguardo fisso su questo orizzonte e accogliendo il Re che salva, potremo riconoscere la vera natura della regalità cristiana.
Dopo l’Angelus
Dopo la preghiera mariana, il Papa ha salutato due giovani coreani, incaricati di riportare la Croce della Giornata Mondiale della Gioventù in Corea, in vista dell’appuntamento del 2027, e ha lodato i giovani portoghesi che hanno passato il testimone. Ha ricordato le beatificazioni avvenute a Barcellona e celebrato la 39ª Giornata Mondiale della Gioventù nelle Chiese particolari, ponendo l’accento sulla necessità di sperare nel Signore. Ha annunciato la canonizzazione del Beato Carlo Acutis, che avverrà il 27 aprile nel contesto del Giubileo degli Adolescenti, e di Pier Giorgio Frassati, prevista per il 3 agosto durante il Giubileo dei Giovani, a conclusione dell’iter di studio della sua Causa.
Infine, ha rivolto un pensiero al Myanmar, augurando un dialogo sincero per la pace, e ha chiesto di pregare per i Paesi feriti dai conflitti, tra cui Ucraina, Palestina, Israele, Libano e Sudan. Un saluto finale è andato ai pellegrini presenti in Piazza San Pietro e alla comunità internazionale. “Non dimenticatevi di pregare per me”, ha concluso il Pontefice, rinnovando l’invito alla preghiera, alla pace e alla speranza.