Azione Francescana

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Papa Francesco ad Ajaccio: un appello alla grazia e alla fraternità nel servizio ecclesiale

Ajaccio, 29 dicembre. – Durante la visita di un solo giorno nella città di Ajaccio, Papa Francesco ha voluto dedicare un momento particolare all’incontro con Vescovi, sacerdoti, diaconi, religiosi e seminaristi, pregando l’Angelus all’interno della Cattedrale dell’Assunta. Con il suo linguaggio semplice e diretto, il Pontefice ha rivolto un discorso in cui ha toccato i temi centrali dell’essere ministri della Chiesa: la consapevolezza della propria povertà umana, la necessità di mantenere Dio al centro della vita spirituale, e l’inevitabile impegno a “spendersi” per il prossimo.

La grazia come fondamento del ministero
Fin dal saluto iniziale, il Papa ha sottolineato la riconoscenza verso i religiosi di quest’isola del Mediterraneo e l’importanza di fondare la propria vocazione sulla grazia divina: “Non avete mezzi potenti, non siete numerosi, e spesso gli ambienti in cui operate non sono favorevoli; eppure è proprio in questa piccolezza che si manifesta la forza di Dio”. Francesco ha insistito sul fatto che la missione cristiana non può dipendere unicamente dall’azione umana, ma dal Signore che agisce “con il poco” che ognuno di noi può offrire.

“Non io al centro, ma il Signore”
Richiamando un’immagine vivace, il Pontefice ha messo in guardia dal rischio di diventare “prete yo, me, mí, conmigo, para mí”, ovvero di cadere nella presunzione e nella vanità. “Non dimentichiamo che al centro c’è Dio!”, ha ribadito con forza, incoraggiando a rinnovare ogni mattina la consapevolezza di essere servitori e non protagonisti assoluti. “Il primato della grazia – ha aggiunto – non esime però dalle responsabilità; siamo sempre ‘collaboratori’ della grazia di Dio”.

La necessità di curare sé stessi
Francesco si è poi soffermato sulla cura della vita interiore: “Un sacerdote, una religiosa, un religioso che si trascura, finisce per trascurare anche la gente a lui affidata”. Ha ricordato l’importanza di una “regola di vita” che preveda la preghiera quotidiana, l’Eucaristia, momenti di solitudine e il confronto con un direttore spirituale. “Per riposare in modo sano dalle fatiche del ministero è necessario ritagliarsi spazi di fraternità, dialogo e relax”. Il Pontefice ha poi ammonito: “Attenti a non diventare ‘funghi presbiterali’ che vivono isolati da tutto e da tutti”.

La fraternità come antidoto alle “lamentazioni”
Al centro delle riflessioni del Santo Padre si situa anche il tema della fraternità, che contrasta la tendenza al “Libro delle lamentazioni” e all’aceto dell’amarezza. Ha invitato a condividere non solo le fatiche ma anche le gioie, a passare dal “lamento” alla “danza”: “Le guerre, anche quelle piccole e quotidiane, sono sempre una sconfitta”.

Consumarsi per gli altri
Papa Francesco ha poi ricordato che la missione di ogni consacrato mira a “portare Gesù” agli altri, citando le parole di San Paolo: “Mi prodigherò, anzi consumerò me stesso per le vostre anime”. Ha elogiato l’esempio di un giovane sacerdote, che, pur di non lasciare senza risposta i fedeli, subiva la fatica di trovarsi sempre a disposizione per le confessioni e l’ascolto.

Sempre pronti a perdonare
Il tema del perdono, vero cuore della pastorale, è stato affrontato con il consueto stile concreto del Papa: “Per favore, perdonate tutto, e sempre. Non torturate la gente nel confessionale con troppe domande. Ascoltate e perdonate”. Ha ricordato un esempio di un cappuccino novantaseienne e di un cardinale “conservatore” che indicavano la via della comprensione e del perdono incondizionato, specialmente quando la gente prova vergogna nel confessarsi.

Un appello alla pace
Dopo aver invitato a rivolgere il cuore nuovamente al Signore nei momenti di stanchezza o scoraggiamento, Papa Francesco ha affidato al popolo corso e al mondo intero un forte appello alla pace. In particolare, ha ricordato la Terra Santa, il Libano, la Siria, il Myanmar e, soprattutto, la drammatica situazione in Ucraina e Russia: “Sono fratelli, sono cugini… Che si intendano!”. Ha infine espresso vicinanza alle vittime del ciclone che ha colpito l’Arcipelago di Mayotte.

Dopo l’Angelus
Il Santo Padre ha concluso il suo Angelus nella Cattedrale dedicata all’Assunta, invitando tutti a guardare a Maria – la “Madunnuccia” secondo la tradizione locale – come Madre di Misericordia, un faro verso cui elevare la supplica per la pace. “Andate avanti con coraggio: il Signore vi ricolmerà di gioia!”, sono state le ultime parole del Papa, salutate dagli applausi dei presenti.

Si è chiusa così la visita lampo di Francesco ad Ajaccio, segnata da un messaggio di fiducia nella grazia di Dio, di richiamo alla responsabilità personale e comunitaria, e di fraternità senza confini. Un invito, soprattutto, a vivere in profondità la propria vocazione e a non stancarsi mai di perdonare, di amare e di servire.

Papa Francesco ad Ajaccio: un appello alla grazia e alla fraternità nel servizio ecclesiale

Ajaccio, 29 dicembre. – Durante la visita di un solo giorno nella città di Ajaccio, Papa Francesco ha voluto dedicare un momento particolare all’incontro con Vescovi, sacerdoti, diaconi, religiosi e seminaristi, pregando l’Angelus all’interno della Cattedrale dell’Assunta. Con il suo linguaggio semplice e diretto, il Pontefice ha rivolto un discorso in cui ha toccato i temi centrali dell’essere ministri della Chiesa: la consapevolezza della propria povertà umana, la necessità di mantenere Dio al centro della vita spirituale, e l’inevitabile impegno a “spendersi” per il prossimo.

La grazia come fondamento del ministero
Fin dal saluto iniziale, il Papa ha sottolineato la riconoscenza verso i religiosi di quest’isola del Mediterraneo e l’importanza di fondare la propria vocazione sulla grazia divina: “Non avete mezzi potenti, non siete numerosi, e spesso gli ambienti in cui operate non sono favorevoli; eppure è proprio in questa piccolezza che si manifesta la forza di Dio”. Francesco ha insistito sul fatto che la missione cristiana non può dipendere unicamente dall’azione umana, ma dal Signore che agisce “con il poco” che ognuno di noi può offrire.

“Non io al centro, ma il Signore”
Richiamando un’immagine vivace, il Pontefice ha messo in guardia dal rischio di diventare “prete yo, me, mí, conmigo, para mí”, ovvero di cadere nella presunzione e nella vanità. “Non dimentichiamo che al centro c’è Dio!”, ha ribadito con forza, incoraggiando a rinnovare ogni mattina la consapevolezza di essere servitori e non protagonisti assoluti. “Il primato della grazia – ha aggiunto – non esime però dalle responsabilità; siamo sempre ‘collaboratori’ della grazia di Dio”.

La necessità di curare sé stessi
Francesco si è poi soffermato sulla cura della vita interiore: “Un sacerdote, una religiosa, un religioso che si trascura, finisce per trascurare anche la gente a lui affidata”. Ha ricordato l’importanza di una “regola di vita” che preveda la preghiera quotidiana, l’Eucaristia, momenti di solitudine e il confronto con un direttore spirituale. “Per riposare in modo sano dalle fatiche del ministero è necessario ritagliarsi spazi di fraternità, dialogo e relax”. Il Pontefice ha poi ammonito: “Attenti a non diventare ‘funghi presbiterali’ che vivono isolati da tutto e da tutti”.

La fraternità come antidoto alle “lamentazioni”
Al centro delle riflessioni del Santo Padre si situa anche il tema della fraternità, che contrasta la tendenza al “Libro delle lamentazioni” e all’aceto dell’amarezza. Ha invitato a condividere non solo le fatiche ma anche le gioie, a passare dal “lamento” alla “danza”: “Le guerre, anche quelle piccole e quotidiane, sono sempre una sconfitta”.

Consumarsi per gli altri
Papa Francesco ha poi ricordato che la missione di ogni consacrato mira a “portare Gesù” agli altri, citando le parole di San Paolo: “Mi prodigherò, anzi consumerò me stesso per le vostre anime”. Ha elogiato l’esempio di un giovane sacerdote, che, pur di non lasciare senza risposta i fedeli, subiva la fatica di trovarsi sempre a disposizione per le confessioni e l’ascolto.

Sempre pronti a perdonare
Il tema del perdono, vero cuore della pastorale, è stato affrontato con il consueto stile concreto del Papa: “Per favore, perdonate tutto, e sempre. Non torturate la gente nel confessionale con troppe domande. Ascoltate e perdonate”. Ha ricordato un esempio di un cappuccino novantaseienne e di un cardinale “conservatore” che indicavano la via della comprensione e del perdono incondizionato, specialmente quando la gente prova vergogna nel confessarsi.

Un appello alla pace
Dopo aver invitato a rivolgere il cuore nuovamente al Signore nei momenti di stanchezza o scoraggiamento, Papa Francesco ha affidato al popolo corso e al mondo intero un forte appello alla pace. In particolare, ha ricordato la Terra Santa, il Libano, la Siria, il Myanmar e, soprattutto, la drammatica situazione in Ucraina e Russia: “Sono fratelli, sono cugini… Che si intendano!”. Ha infine espresso vicinanza alle vittime del ciclone che ha colpito l’Arcipelago di Mayotte.

Dopo l’Angelus
Il Santo Padre ha concluso il suo Angelus nella Cattedrale dedicata all’Assunta, invitando tutti a guardare a Maria – la “Madunnuccia” secondo la tradizione locale – come Madre di Misericordia, un faro verso cui elevare la supplica per la pace. “Andate avanti con coraggio: il Signore vi ricolmerà di gioia!”, sono state le ultime parole del Papa, salutate dagli applausi dei presenti.

Si è chiusa così la visita lampo di Francesco ad Ajaccio, segnata da un messaggio di fiducia nella grazia di Dio, di richiamo alla responsabilità personale e comunitaria, e di fraternità senza confini. Un invito, soprattutto, a vivere in profondità la propria vocazione e a non stancarsi mai di perdonare, di amare e di servire.

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