Città del Vaticano. Atmosfera intensa e vibrante nell’Aula Paolo VI, dove ieri Papa Francesco ha incontrato migliaia di comunicatori da tutto il mondo in occasione del Giubileo della comunicazione. Un evento segnato da riflessione, musica e un appello forte alla responsabilità sociale dei media. Ad arricchire la giornata, gli interventi di Maria Ressa, premio Nobel per la pace, e dello scrittore Colum McCann, seguiti dalle emozionanti note del violino di Uto Ughi. Poi l’arrivo del Pontefice, accolto da un caloroso applauso. Con il suo stile diretto, Francesco ha scelto di accantonare le nove pagine del discorso ufficiale – “sarebbe una tortura”, ha scherzato – e ha parlato a braccio, lasciando ai presenti un messaggio breve ma incisivo.
“Comunicare è un incontro”
“Comunicare è uscire da sé stessi, parlare all’altro. È anche un incontro”, ha detto il Papa, sottolineando che la comunicazione autentica nasce dalla capacità di aprirsi agli altri. Francesco ha ribadito l’importanza di una comunicazione vera, che non solo racconti la verità, ma rifletta anche la sincerità interiore di chi la trasmette: “Non solo le cose che dici devono essere vere, ma anche tu devi essere vero”. L’incontro si è concluso con un lungo giro in carrozzina tra i partecipanti, un gesto di vicinanza che ha reso ancora più speciale l’atmosfera.
L’appello del discorso scritto: “Raccontate la speranza”
Il testo ufficiale, consegnato al Prefetto del Dicastero per la Comunicazione Paolo Ruffini, ha ampliato e approfondito le parole pronunciate dal Papa. Francesco ha sottolineato come il cuore sia la chiave della comunicazione: “Ascoltare con il cuore, parlare con il cuore, condividere la speranza del cuore”. Ha invitato i giornalisti a diventare narratori di speranza: “Il vostro storytelling sia anche hopetelling”, un racconto che sappia cogliere i germogli di bene anche sotto le ceneri della crisi. In un mondo spesso segnato da divisioni e conflitti, il Papa ha chiesto di lasciare spazio al bene, anche nel narrare il male: “Raccontare la speranza significa permettere di sperare anche contro ogni speranza”.
Liberazione per i giornalisti e per il cuore umano
Tra i temi affrontati, Francesco ha rivolto un appello accorato per la liberazione dei giornalisti ingiustamente imprigionati, ricordando quanti hanno perso la vita nel compiere il loro lavoro. Ma il Papa ha esteso il concetto di libertà anche ai cuori di tutti: “Abbiamo bisogno della liberazione del cuore, di ogni cuore. Solo così possiamo raccontare storie che trasformano”.
La missione del giornalista: vocazione e responsabilità
Francesco ha definito il lavoro del giornalista come una vera vocazione, capace di costruire ponti e abbattere muri: “Il linguaggio, i toni, le immagini possono accendere la speranza o, al contrario, alimentare divisioni”. Ha esortato i comunicatori a schierarsi dalla parte degli emarginati, a riportare alla luce storie dimenticate, ridando voce a chi non ne ha. Un appello è stato rivolto anche agli operatori del settore tecnologico, affinché preservino “la bellezza della comunicazione” e promuovano il pensiero critico e la partecipazione attiva delle comunità.
Un messaggio per il futuro
Il mondo della comunicazione ha il potere di trasformare la realtà. “I grandi cambiamenti non nascono da menti addormentate, ma da cuori illuminati”, ha scritto Francesco. Un invito a tutti i comunicatori a essere protagonisti di un futuro in cui la parola e l’immagine siano strumenti di pace, speranza e verità.