Città del Vaticano. Durante l’Angelus di oggi, Papa Francesco ha riflettuto sulla parabola dei talenti (Mt 25,14-30), offrendo una prospettiva illuminante su come questa narrazione può guidare la nostra relazione con Dio e con i doni che Egli ci affida.
Il Vangelo di oggi presenta la storia di un padrone che, partendo per un viaggio, affida ai suoi servi i suoi beni, rappresentati dai talenti, un’antica unità monetaria. Questi beni vengono distribuiti in base alle capacità di ciascun servo. Al suo ritorno, il padrone chiede conto dell’utilizzo di questi talenti. Due servi hanno raddoppiato quanto ricevuto e vengono lodati, mentre il terzo, guidato dalla paura, seppellisce il suo talento, ricevendo un severo rimprovero.
Papa Francesco sottolinea che la parabola mette in luce due approcci fondamentali nella relazione con Dio. Il primo è rappresentato dal servo che nasconde il talento, incapace di riconoscere le ricchezze date da Dio. Questo servo è guidato dalla paura e non si fida né del padrone né di sé stesso, vedendo in Dio un giudice severo anziché l’origine di ogni bene. Questa percezione errata di Dio lo paralizza, impedendogli di partecipare attivamente alla missione ricevuta.
Al contrario, gli altri due servi dimostrano fiducia nel loro padrone e investono i talenti ricevuti. Nonostante l’incertezza del risultato, essi agiscono con prudenza, creatività e libertà, generando nuova ricchezza. La loro fiducia si trasforma in azione, evidenziando un approccio positivo e proattivo verso i doni ricevuti.
Il Pontefice pone l’accento su un bivio fondamentale nella vita spirituale: la scelta tra paura e fiducia in Dio. Ognuno di noi, come i protagonisti della parabola, ha ricevuto dei talenti, e il modo in cui li investiamo dipende fortemente dalla nostra fiducia in Dio. Questa fiducia, secondo il Papa, libera il cuore e stimola attività e creatività nel bene.
Papa Francesco ci invita quindi a riflettere su alcune domande essenziali: crediamo che Dio sia un Padre che ci affida doni fidandosi di noi? Confidiamo in Lui a tal punto da impegnarci attivamente senza scoraggiarci, anche di fronte all’incertezza? E come Chiesa, siamo in grado di coltivare un ambiente di fiducia e stima reciproca che incoraggi la creatività dell’amore?
L’Angelus di oggi si chiude con un forte invito a ricordare che la paura paralizza, mentre la fiducia libera. Questo messaggio di speranza e responsabilità è un “promemoria” per i fedeli di tutto il mondo, chiamati a vivere con fiducia e coraggio i talenti e le opportunità che Dio ci ha donato.