Città del Vaticano. Nel messaggio dell’Angelus di oggi, il Papa ha riflettuto sulla guarigione di un lebbroso narrata nel Vangelo di Marco (Mc 1,40-45), evidenziando il profondo insegnamento che emerge da questo episodio: l’importanza di un amore che si esprime in azioni concrete piuttosto che in mere parole. Gesù, con una frase semplice ma carica di significato – “Lo voglio, sii purificato!” – dimostra un approccio diretto e pragmatico nel rispondere al dolore umano, un modello che il Pontefice invita a imitare nella nostra vita quotidiana.
Il Papa ha sottolineato come, attraverso il Vangelo, Gesù mostri una costante predisposizione all’azione concreta nei confronti di chi soffre, sia esso un lebbroso, un sordomuto, un paralitico, o qualsiasi altro bisognoso. L’atteggiamento di Gesù, che parla poco ma agisce prontamente, offre un’esemplificazione del vero amore: un amore che ascolta, che si fa prossimo, che cura senza indugi e senza cercare visibilità.
Questo messaggio risuona con particolare forza in un’era dominata dalla “virtualità delle relazioni”, dove l’interazione umana rischia di essere sostituita da connessioni digitali superficiali. Il Papa ci ricorda che l’amore autentico richiede “presenza, incontro, tempo e spazio donati”, e che non può ridursi a gesti simbolici o comunicazioni effimere.
Citando l’apostolo Giacomo, il Pontefice ha messo in guardia contro la tentazione di offrire parole di conforto vuote, prive della sostanza che solo le azioni concrete possono conferire. L’amore, per essere tale, deve manifestarsi nel soccorso tangibile a chi è nel bisogno, superando la distanza che a volte poniamo tra noi e gli altri, soprattutto quando si tratta di aiutare i più vulnerabili.
Il messaggio dell’Angelus diventa così un invito a interrogarci sulla nostra effettiva disponibilità ad ascoltare e a venire incontro alle necessità altrui. Il Papa ci esorta a riflettere sulle nostre azioni quotidiane: siamo veramente pronti a modificare i nostri programmi per aiutare chi ci chiede soccorso? Quando è stata l’ultima volta che abbiamo visitato una persona sola o malata?
In conclusione, l’Angelus di oggi ci chiama a una conversione del cuore verso un amore che si fa concreto, che trascende le parole e si manifesta in gesti di cura e di vicinanza. Un amore che, seguendo l’esempio di Gesù, si fa carico delle sofferenze altrui, diventando strumento di guarigione e di speranza. È un richiamo a vivere la nostra fede attraverso un impegno attivo e tangibile nel mondo, testimoniando così la verità profonda del Vangelo nel nostro tempo.