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Il miracolo di Cana: Dio colma le nostre mancanze con la sovrabbondanza del suo amore

Città del Vaticano. Nell’Angelus di oggi, il Papa ha commentato il Vangelo della liturgia (Gv 2,1-11), che narra il miracolo delle nozze di Cana, primo dei 7 segni compiuti da Gesù. Il Pontefice ha definito questo racconto un’anticipazione della missione salvifica di Cristo, sottolineando il parallelismo tra il “banchetto di vini eccellenti” promesso dai profeti e il ruolo di Gesù come Sposo che porta il “vino nuovo” della grazia.

La mancanza e la sovrabbondanza

Papa Francesco ha evidenziato come il miracolo di Cana rifletta due realtà: la mancanza e la sovrabbondanza. Da un lato, il vino finisce, simboleggiando le fragilità e le carenze umane; dall’altro, l’intervento di Gesù riempie sei anfore di vino straordinario, segno della sovrabbondanza divina. Citando Benedetto XVI, il Santo Padre ha ribadito che “il segno di Dio è la sovrabbondanza” e che Dio risponde sempre alle mancanze umane con generosità traboccante. “Dio non è tirchio! Quando dà, dà tanto”, ha affermato con calore, invitando i fedeli a confidare nella provvidenza di Dio soprattutto nei momenti in cui il “vino della vita” sembra mancare.

Maria, la donna del vino nuovo

Francesco ha invitato a guardare a Maria, descrivendola come la “Donna del vino nuovo”, espressione ispirata dalle riflessioni di Don Tonino Bello, che incarna il ruolo di colei che non solo si accorge delle necessità, ma agisce come mediatrice tra l’umanità e Dio. Alle nozze di Cana, la sua intercessione dà avvio al primo segno di Gesù, un miracolo che non solo risolve una mancanza pratica, ma prefigura l’abbondanza della grazia divina. Maria non è spettatrice passiva: con le sue parole, «Non hanno vino», e il suo invito ai servi, «Fate quello che vi dirà», diventa simbolo di una fede operosa, che orienta verso Cristo. Definirla “Donna del vino nuovo”, come sottolinea Don Tonino Bello, significa riconoscerla come la Madre che accompagna la Chiesa e i suoi figli verso la novità del Vangelo, verso quel vino che non si esaurisce mai, simbolo dell’amore inesauribile di Dio. In lei si manifesta la forza dell’intercessione e della speranza, una speranza che non teme le mancanze, ma confida nella sovrabbondanza del Signore.

Dopo l’Angelus

Il Pontefice ha espresso gratitudine per l’entrata in vigore del cessate il fuoco a Gaza, ringraziando i mediatori e auspicando che gli accordi vengano rispettati. Ha chiesto un impegno internazionale per garantire aiuti umanitari alla popolazione di Gaza e per promuovere una soluzione giusta e duratura tra israeliani e palestinesi. “Sì al dialogo, sì alla riconciliazione, sì alla pace”, ha ribadito. Ha inoltre accolto con speranza la notizia della liberazione di detenuti a Cuba, invitando a moltiplicare gesti simili in tutto il mondo come segni di fiducia e riconciliazione. Tra i saluti finali, il Papa ha ricordato pellegrini provenienti da diverse nazioni, movimenti ecclesiali e parrocchie. Ha poi rinnovato l’appello a pregare per l’unità dei cristiani, per la pace in Ucraina, Palestina, Israele, Myanmar e in tutte le aree colpite da conflitti. Prima di congedarsi, Francesco ha invitato tutti a confidare nella sovrabbondanza dell’amore di Dio, che trasforma anche le mancanze più profonde in una festa senza fine.

Il miracolo di Cana: Dio colma le nostre mancanze con la sovrabbondanza del suo amore

Città del Vaticano. Nell’Angelus di oggi, il Papa ha commentato il Vangelo della liturgia (Gv 2,1-11), che narra il miracolo delle nozze di Cana, primo dei 7 segni compiuti da Gesù. Il Pontefice ha definito questo racconto un’anticipazione della missione salvifica di Cristo, sottolineando il parallelismo tra il “banchetto di vini eccellenti” promesso dai profeti e il ruolo di Gesù come Sposo che porta il “vino nuovo” della grazia.

La mancanza e la sovrabbondanza

Papa Francesco ha evidenziato come il miracolo di Cana rifletta due realtà: la mancanza e la sovrabbondanza. Da un lato, il vino finisce, simboleggiando le fragilità e le carenze umane; dall’altro, l’intervento di Gesù riempie sei anfore di vino straordinario, segno della sovrabbondanza divina. Citando Benedetto XVI, il Santo Padre ha ribadito che “il segno di Dio è la sovrabbondanza” e che Dio risponde sempre alle mancanze umane con generosità traboccante. “Dio non è tirchio! Quando dà, dà tanto”, ha affermato con calore, invitando i fedeli a confidare nella provvidenza di Dio soprattutto nei momenti in cui il “vino della vita” sembra mancare.

Maria, la donna del vino nuovo

Francesco ha invitato a guardare a Maria, descrivendola come la “Donna del vino nuovo”, espressione ispirata dalle riflessioni di Don Tonino Bello, che incarna il ruolo di colei che non solo si accorge delle necessità, ma agisce come mediatrice tra l’umanità e Dio. Alle nozze di Cana, la sua intercessione dà avvio al primo segno di Gesù, un miracolo che non solo risolve una mancanza pratica, ma prefigura l’abbondanza della grazia divina. Maria non è spettatrice passiva: con le sue parole, «Non hanno vino», e il suo invito ai servi, «Fate quello che vi dirà», diventa simbolo di una fede operosa, che orienta verso Cristo. Definirla “Donna del vino nuovo”, come sottolinea Don Tonino Bello, significa riconoscerla come la Madre che accompagna la Chiesa e i suoi figli verso la novità del Vangelo, verso quel vino che non si esaurisce mai, simbolo dell’amore inesauribile di Dio. In lei si manifesta la forza dell’intercessione e della speranza, una speranza che non teme le mancanze, ma confida nella sovrabbondanza del Signore.

Dopo l’Angelus

Il Pontefice ha espresso gratitudine per l’entrata in vigore del cessate il fuoco a Gaza, ringraziando i mediatori e auspicando che gli accordi vengano rispettati. Ha chiesto un impegno internazionale per garantire aiuti umanitari alla popolazione di Gaza e per promuovere una soluzione giusta e duratura tra israeliani e palestinesi. “Sì al dialogo, sì alla riconciliazione, sì alla pace”, ha ribadito. Ha inoltre accolto con speranza la notizia della liberazione di detenuti a Cuba, invitando a moltiplicare gesti simili in tutto il mondo come segni di fiducia e riconciliazione. Tra i saluti finali, il Papa ha ricordato pellegrini provenienti da diverse nazioni, movimenti ecclesiali e parrocchie. Ha poi rinnovato l’appello a pregare per l’unità dei cristiani, per la pace in Ucraina, Palestina, Israele, Myanmar e in tutte le aree colpite da conflitti. Prima di congedarsi, Francesco ha invitato tutti a confidare nella sovrabbondanza dell’amore di Dio, che trasforma anche le mancanze più profonde in una festa senza fine.

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